Doping, era un bluff l’accusa alla Russia: scagionati 95 atleti su 96

13 Set 2017 16:50 - di Redazione

Prove insufficienti e 95 atleti russi su 96 vengono assolti dall’accusa di doping. Il New York Times svela il contenuto di documenti interni dell’agenzia mondiale antidoping (Wada), in relazione all’inchiesta sul doping di Stato che sarebbe stato varato da Mosca. “Le prove disponibili non sono state sufficienti per sostenere l’accusa, contro questi 95 atleti, relativa una violazione delle norme antidoping”, scrive Olivier Niggli, direttore generale della Wada, in un report interno ottenuto dal quotidiano. Il documento non fa riferimento all’identità degli atleti.

Sulla Russia pendeva la minaccia di esclusione ai Giochi

Secondo il rapporto stilato dall’avvocato canadese Richard McLaren, capo della commissione indipendente creata dalla Wada, sarebbero stati oltre mille gli atleti russi favoriti dalla manipolazione dei test antidoping e schierati ai Giochi olimpici e paralimpici estivi e invernali da Londra 2012 a Sochi 2014.

Doping Russia, archiviati quasi cento casi

Ora, arriva la notizia dell’archiviazione di quasi 100 casi. Inevitabile, osserva il NY Times, domandarsi “se le strategie della Russia per la distruzione delle prove siano state efficienti al punto da impedire” la prosecuzione dei procedimenti “o se i dirigenti abbiano adottato un approccio troppo soft nell’adozione delle sanzioni”. Dopo la pubblicazione del rapporto McLaren, la macchina della burocrazia ha funzionato in maniera a dir poco lenta, tra i verdetti adottati dalle singole federazioni internazionali -competenti per gli atleti delle proprie discipline- e la successiva eventuale revisione della Wada. Questo iter si è concluso con l’archiviazione di 95 casi.

L’anteprima fornita dal New York Times

“Il sistema era molto ben organizzato -ha detto Niggli in dichiarazioni rilasciate telefonicamente lunedì al quotidiano-. Al di là di questo, ad anni di distanza dai fatti, le prove residue spesso sono molto limitate”. “Dobbiamo accettare -ha aggiunto- che l’obiettivo del rapporto McLaren fosse quello di smascherare un sistema, non violazioni individuali. Sicuramente in Russia ci saranno anche altre prove, ma c’era un limite a quello che” McLaren “poteva raggiungere”.

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