Via Curtatone, ora la Procura indaga sul racket degli affitti. 10 euro al giorno per un letto?

26 Ago 2017 18:35 - di Redazione

La notizia è di quelle che smontano la stucchevole retorica umanitaria di queste ore: le occupazioni a Roma possono essere anche business, a danno dei rifugiati, dei migranti, dei poveracci. Il tutto nella più quieta illegalità scambiata per accoglienza e solidarietà. Ma adesso la Procura di Roma vuole vederci chiaro dopo il chiasso seguito allo sgombero del palazzo di via Curtatone, nel centro di Roma

Ha aperto infatti un’inchiesta sull’occupazione dell’immobile proprio nelle stesse ore in cui il corteo anti-sgomberi sfilava all’Esquilino. L’intento è di appurare se sia vera o no l’esistenza di un racket degli affitti ai danni di eritrei ed etiopi che occupavano lo stabile, ma anche di eventuali stranieri di passaggio, nata dal ritrovamento all’interno dell’edificio di ricevute firmate dai migranti dai quali sembrerebbe che si pagasse 10 euro al giorno per avere la disponibilità di un letto. Un’ipotesi rimandata al mittente dagli ex occupanti che negano di avere pagato per essere ospitati nel palazzo. Nello stabile è stato ritrovato anche un pc per confezionare badge da distribuire agli occupanti. 

Pesanti accuse su quanto accadeva nello stabile occupato sono state lanciate dal parlamentare di FdI Fabio Rampelli: “Le famiglie ospiti pagavano il pizzo, cioè una forma di affitto illecito. Perché nessuno lo dice? Di più: molti ospiti sono stati indirizzati verso attività illegali come prostituzione e spaccio, mentre altri coordinavano da lì la tratta di esseri umani dall’Africa incassando 4500 euro a persona per attraversare il deserto e il Mar Mediterraneo, più una quota aggiuntiva per lo smistamento verso il nord Italia o l’Europa”. 

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