Venezuela, parlano gli italiani: viviamo nella paura, molti di noi vanno via
“La situazione non è per niente facile, soprattutto perchè non sappiamo in che direzione sta andando il Paese”. Viviamo nella paura costante, “in una sorta di coprifuoco, per cui alle 8 e mezza di sera le città sono vuote e morte”, e “ora una nuova circolare prevede controlli sui telefoni cellulari dei cittadini, per cui se abbiamo foto o messaggi ritenuti anti-Maduro rischiamo la galera”. A parlare all’Adnkronos è Carlo Villino, presidente del Centro Italiano-Venezuelano di Caracas, che dei connazionali dice: “Stiamo assistendo a un esodo, molti stanno andando via, negli Usa, in Spagna o in Italia, e tantissimi pensano di farlo”. “Sono sempre più numerosi gli italiani che vogliono andare via dal Paese e tanti quello che lo stanno facendo. Lasciano tutto, chiudono tutto e fuggono perché non sanno cosa li aspetta e giustamente hanno paura. Da due mesi a questa parte, da quando si sono chiuse le scuole – riferisce – è cominciato un esodo importante, soprattutto da parte dei giovani, che vanno fuori e rimangono lì a studiare o a vivere. Moltissimi vanno in Spagna, sia per la lingua, sia perché, con il presidente Chavez, furono siglati degli accordi che riconoscono ed equiparano gli studi, mentre chi ha investito negli Usa va lì, e qualcun altro torna in Italia”. “Personalmente – racconta Villino, nato in Venezuela da genitori emigrati da Noci, vicino Putignano, in provincia di Bari – non sono per niente tranquillo, ho un’azienda familiare di materie plastiche, fondata 54 anni fa, sono responsabile di altre 4 famiglie che ci lavorano, e rischio da un momento all’altro di perdere tutto. Magari, un giorno, arriva un ordine e tutto passa al governo. Noi cerchiamo di resistere fino a quando possiamo, anche con grossi problemi. Basti pensare – dice – che i prezzi delle materie prime sono schizzati del 200% in due settimane. E con questi costi come faccio a vendere, con un’economia che è quasi ferma?”. Nonostante tutto però “io sono nato e cresciuto qui e forse sarò l’ultimo ad andare via”. “E poi sono responsabile del Centro Italiano-Venezuelano, che ha ormai 53 anni e ben 15mila italo-venezuelani tesserati, praticamente un piccolo paese. Per tutti loro – sottolinea – è importante che ci siamo, e per noi è importante continuare a difendere il patrimonio italiano in Venezuela. Abbiamo fatto tutto da soli, l’Italia non ci ha messo una lira, abbiamo lavorato tanto per tutto questo e non possiamo lasciare tutto”. Oltre alla situazione di grande incertezza politica ed economica “tra inflazione alle stelle, un dollaro che non si sa quale tasso di cambio abbia, l’economia pressocché ferma”, Villino parla anche della paura che regna nel Paese. “Qui viviamo nel terrore che la guardia nazionale o le altre forze di polizia governative vanno a carcare la gente che scende in piazza, abusando del loro potere. Il problema sono i collettivi armati, bisogna stare continuamente in allerta, e in un Paese dove ci si muoveva tranquillamente, ormai alle 8-8.30 di sera fuggiamo tutti a rintanarci in casa. È un vero coprifuoco, alle 9 le città sono morte. E ciò che mi preoccupa di più – sostiene – è che ci stiamo abituando a vivere così”. “La cosa che fa paura è che ci sono controlli di polizia, il cui esito anche per le persone normali non è mai scontato. L’ultima notizia – annuncia – è di un comunicato ufficiale che prevede controlli sui telefonini, e se ti trovano foto o messaggi ritenuti contro il governo come minimo ti sequestrano il cellulare ma rischi anche di andare in galera. E lo stesso accade ai controlli negli aeroporti”. Quanto a una soluzione della crisi del Paese, secondo il presidente Villino “le posizioni radicali dell’una e dell’altra parte non stanno aiutando” e “tutta la gente che sta intorno a Maduro, forse anche lo stesso governo cubano, portano avanti una linea radicale. Siamo ormai a una deriva cubana. Ma in ogni guerra – osserva – ci sono dei negoziati. Bisogna arrivare a un accordo in cui l’assemblea nazionale possa fare il suo lavoro, e nel paese torni la democrazia che abbiamo sempre avuto con tutte le libertà economiche, sociali, politiche. In tutto questo “la comunità internazionale deve giocare un ruolo importantissimo, e credo possa contribuire ad un cambio di posizione del governo, attraverso mediazione e dialogo politico. Con le sanzioni – conclude – non si va da nessuna parte. Peggiorano solo, e ancora di più, la condizione della popolazione, già allo stremo”.