Venezuela, l’ex procuratrice Ortega fugge col marito in Colombia
Luisa Ortega, la deposta procuratrice generale del Venezuela, è fuggita in Colombia con il marito, German Ferer. Lo hanno confermato le autorità di Bogotà. La Ortega e Ferer, hanno riferito fonti ufficiali, sono arrivati nella capitale colombiana a bordo di un volo charter per chiedere asilo nel Paese. La neo costituita Assemblea costituente venezuelana aveva votato nei gironi scorsi la deposizione della Ortega, una delle personalità di maggior rilievo tra i critici dell’operato del dittatore Nicolas Maduro. Prima della sua partenza dal Venezuela, la Ortega ha accusato Maduro di aver ricevuto delle tangenti dalla multinazionale brasiliana Odebrecht. Nel frattempo, l’Assemblea nazionale venezuelana, controllata dall’opposizione, sta per essere privata dei suoi poteri in base ad un decreto approvato dall’Assemblea costituente, organismo controllato da Maduro. Il decreto trasferisce tutti i poteri legislativi all’assemblea costituente per “salvaguardare la pace e l’indipendenza e stabilizzare i sistemi socio-economico e finanziario” del Paese, schiacciato da una grave crisi economica. Due giorni fa la Ortega aveva fatto una drammatica denuncia su Twitter in diretta: “In questo momento il Sebin, il servizio bolivariano di intelligence, sta perquisendo la mia casa nell’ambito della vendetta di questo governo contro la lotta al totalitarismo che esiste in Venezuela”. “In questo modo il governo di Maduro e Cabello vuole mettere fine alla nostra lotta per la democrazia e la libertà dei venezuelani” si legge ancora nel post. La perquisizione è avvenuta alcune ore dopo che il nuovo procuratore generale, Tarek William Saab, ha chiesto al Tribunale Supremo di avviare un’indagine a carico del marito di Ortega Diaz, il deputato German Ferer, per rimuovere la sua immunità parlamentare. L’ex deputato chavista, che si è unito all’opposizione con altri due deputati socialisti dissidenti, è stato accusato dal dirigente chavista Diosdado Cabello di essere alla guida di una rete di estorsione che funzionava all’interno di un ministero.