Venezia, Nico 1988. Un film sulla musa di Warhol che non voleva essere bella
”Io non ero felice quand’ero bella”. Parte da qui Susanna Nicchiarelli per portare sullo schermo la ”sua” idea di Nico, iconica musa di Andy Warhol, cantante dei Velvet Underground, attrice per Federico Fellini in ‘La Dolce Vita’ e donna dalla bellezza leggendaria che, da solista, iniziò a vivere una sorta di seconda vita dopo la storia che tutti conoscono. È ‘Nico, 1988‘, il nuovo film della regista di ‘Cosmonauta‘ e ‘La scoperta dell’alba‘, che oggi apre la sezione Orizzonti del 74° Festival di Venezia e, dal 12 ottobre, sarà nelle sale con I Wonder. ”Mi sono appassionata al personaggio attraverso la sua musica e quando ho scoperto il suo percorso dopo quello più noto con i Velvet Underground ho capito la profondità della donna che si annidava dietro l’icona”, spiega Susanna Nicchiarelli al Lido. Ambientato tra Parigi, Praga, Norimberga, Manchester, nella campagna polacca e il litorale romano, il film è un road-movie che segue i tour e gli ultimi anni di Christa Päffgen (il nome vero di Nico), interpretata dall’attrice danese Trine Dyrholm: ”Quello che mi ha colpito davvero è stata la complessità di questa donna, il cui unico rimpianto era quello di non essere nata uomo – dice l’attrice – Non si riconosceva in quell’icona e questo mi ha fatto capire che lottava con se stessa. Sono molto diversa da lei, però mi piace trovare fessure che mi permettano di trovare cose nuove di me: era una donna molto dura, mai compiacente, e la cosa affascinante è stato provare a capire da che cosa dipendesse”.
Attraverso l’ultimo biennio della sua vita, Susanna Nicchiarelli vuole riportare in superficie la rinascita (non solo artistica, ma anche di madre) di una donna oltre la sua icona: ”Nell’anti-nostalgia, nell’anti-etica, mi sembrava più interessante quello che c’era dietro l’immagine pubblica di Nico, che dice ‘io non ero felice quand’ero bella’, e mi è sembrato si sia voluta liberare di quel peso, diventando una sacerdotessa delle tenebre, imbruttita forse, ma libera”, dice ancora la regista, che nella ricostruzione filmica si ispira a personaggi reali e a situazioni realmente accadute, ma senza ”appiattirsi” ad una mera riproposizione di fatti. ”Abbiamo provato a dare una nostra versione di Nico, anche musicale, senza fermarci alla semplice imitazione”, aggiunge Trine Dyrholm, che la regista ha ”scelto subito per il ruolo, avevo bisogno di energia oltre che di una bravissima attrice e lei poteva aiutarmi a dare un senso a questo personaggio, a ritrovare Nico attraverso le parole e la musica. Lo abbiamo costruito insieme”.