Vende costumi fascisti: scatta il linciaggio della sinistra e lui rinuncia…
2 Ago 2017 14:32 - di Monica Pucci
Lo aveva fatto per goliardia, per riderci su, senza nessun intento nostalgico o apologetico. Eppure, sull’onda della legge Fiano, nella cittadina rossa di Empoli, anche Giovanni Pistilli, istruttore di nuoto e commerciante di abbigliamento sul web, è stato costretto a bloccare la vendita dei costumi da bagno fascisti, con la scritta “Boia chi molla”. La vicenda viene raccontata dal quotidiano Il Tirreno, che intervista il diretto interessato, direttore tecnico del Team Nuoto Toscana di Empoli e capo della Swimxwin che commercializza su internet costumi da bagno e cuffie commissionati a contoterzisti europei e cinesi.
Compagni anti fascisti anche in piscina
«Il fascismo non si combatte cancellando le scritte. Se su una cuffia ci finisce Che Guevara perché in uno costume da bagno non può starci la scritta “Boia chi molla”?», si chiede Pistilli, dopo aver annunciato di aver sospeso la vendita sull’onda dei commenti e delle iniziative di protesta dei soliti, seriosi compagni di sinistra, che soprattutto in quelle zone della Toscana non vanno troppo per il sottile quando si tratta di praticare l’antifascismo militante. «Ma quante polemiche fate, credo che dovreste vivere tutti con un po’più di leggerezza, pensando anche ad altro. Tanto i fascisti c’erano e ci sono», spiega al Tirreno Giovanni Pistilli.
Sulla sua vetrina in line c’erano gli slip con la scritta “Boia chi molla”, slogan tanto caro al Ventennio, , con caratteri bianchi stampati sul retro e tricolore davanti. La più bella soddisfazione di Pistilli è che grazie alle proteste della sinistra lui quelle mutande le ha vendute alla grandissima, in soli due giorni. Poi ha deciso di ritirarle. Motivo? Uno dei suoi clienti lo aveva indossato nella piscina comunale di Empoli, definita capitale morale dell’antifascismo dal Consiglio regionale della Resistenza nel 1964. Qualcuno s’è lamentato e ha minacciato di farlo cacciare dal centro sportivo, fino a quando la questione non è finita nelle mani degli attivisti del Csa Intifada e dell’Anpi di Empoli che lo hanno convinto desistere. «Ho prodotti con 100 fantasie diverse, non ho certo bisogno di vendere proprio quello». E tanto non cambierà niente, perché il fascismo ha cambiato aspetto, ma c’è ancora. Prima c’era il Duce, ora ne abbiamo 500 che vogliono trasformarci in loro burattini e voi pensate che il problema sia rappresentato da una scritta su un costume?»