Tredici anni dopo, torna sulla Spagna l’incubo di quell’11 marzo 2004

18 Ago 2017 17:48 - di Redazione

Gli attacchi di giovedì a Barcellona e Cambrils hanno messo fine ad una tregua durata 13 anni. Risalgono infatti all’11 marzo del 2004 gli attentati di Madrid che costarono la vita a 191 persone. Alle 7.40, dieci bombe esplosero su treni locali a Madrid, uccidendo 191 persone in uno degli attentati più sanguinosi nella storia del Paese. La mattina di quel giovedì 11 marzo 2004, tre giorni prima delle elezioni generali, dieci zaini riempiti con esplosivo furono fatti esplodere in quattro treni regionali di Madrid, nelle stazioni madrilene di Santa Eugenia, di El Pozo e di Atocha e in un quarto treno che si trovava nei pressi di via Téllez. Lo choc fu immenso in tutta la Spagna. All’epoca, più di 11 milioni di persone, uno spagnolo su quattro, scesero in piazza il giorno dopo per manifestare contro il terrorismo. Tre settimane dopo gli attentati di Madrid, il 3 aprile, sette persone sospettate di essere i coordinatori degli attentati, si suicidarono collettivamente in un ppartamento di Leganes, alla periferia di Madrid, circondato dalla polizia. Nel 2007 un processo fiume ha portato alla condanna di 21 persone, per un totale record di 43.000 anni di prigione.

Questa ultra decennale calma apparente non significa però che nel frattempo il terrorismo islamico non abbia tentato di colpire nuovamente la Spagna. A confermarlo ci sono le decine di indagini e operazioni di polizia che in questi anni hanno colpito le organizzazioni jihadiste. Dopo gli attentati di Al Qaeda del 2004, la Spagna ha rafforzato il proprio apparato di sicurezza in chiave anti islamista e attualmente, secondo i dati disponibili, sarebbero circa un migliaio le persone tenute sotto controllo da intelligence e polizia sospettate di legami con l’Isis e altre organizzazioni jihadiste. Nell’ultimo anno sono almeno tre gli attentati sventati dalle forze di sicurezza spagnole. Nel novembre 2016 la polizia ha arrestato un marocchino nei pressi di Madrid che progettava un attacco in stile “lupo solitario”. Gli investigatori vennero messi sulle sue tracce dall’incessante attività online dell’uomo. Poco dopo, a dicembre, un altro arresto nel nord della Spagna ha impedito una strage in stile Nizza. L’aspirante terrorista voleva usare un camion per colpire i civili, come accaduto anche a Barcellona. Infine, a maggio di quest’anno, la polizia ha arrestato due marocchini nei pressi di Madrid. Anche in questo caso il piano terroristico prevedeva l’uso di un camion. Uno dei due arrestati aveva fatto domanda per la patente necessaria a guidare lo stesso tipo di mezzo pesante usato a Nizza ed entrambi facevano parte di un network
jihadista che operava sul web. Se gli attentati di Al Qaeda del 2004 avevano l’obiettivo politico di spingere la Spagna a ritirarsi dalle operazioni militari in Iraq
(obiettivo raggiunto), meno immediato appare l’obiettivo al quale punta lo Stato Islamico. Secondo alcune analisi, l’Isis avrebbe messo nel proprio mirino la Spagna per ricordare la dominazione musulmana della Penisola iberica tra il 711 e il 1492. Proprio l’estate scorsa, la propaganda dell’Isis lanciò un appello a
tutti i suoi militanti affinché colpissero la Spagna, per vendicare i 60mila musulmani uccisi nella battaglia di al-Uqab del 1212. Gli obiettivi indicati erano i principali luoghi turistici del Paese, come Las Ramblas di Barcellona.

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