Thailandia, il giorno del verdetto l’ex premier alla sbarra diserta l’aula: è fuggita
Era attesa in aula per il verdetto, ma lei non si è presentata: la Corte Suprema thailandese ha emesso un mandato d’arresto contro Yingluck Shinawatra, dopo che la ex premier, latitante all’ultima udienza del processo che la vede imputata di negligenza criminale per il sistema di sussidi ai coltivatori di riso avviato dal suo governo, si è data alla fuga, sparendo – a quanto ipotizzano i rumors che circolano in queste ore in Rete – all’estero. Yingluck rischiava fino a dieci anni di carcere, oltre ovviamente all’interdizione dai pubblici uffici. Basti pensare che il ministro del Commercio del suo governo, Boonsong Teriyapirom, è stato condannato oggi a 42 anni di prigione in un altro processo incentrato sui contratti di vendita di riso alla Cina…
Thailandia, l’ex premier a processo è fuggita all’estero
Secondo fonti del suo partito Pheu Thai citate dalla Bbc, la ex premier avrebbe già lasciato il paese. Questa mattina il legale di Yingluck aveva chiesto il rinvio del verdetto a causa di un problema di vertigini ed emicrania della sua cliente. I giudici non gli hanno creduto in mancanza di certificato medico, e nel frattempo l’ex premier è scomparsa. «Non so dove si trovi Yingluck. Non posso confermare che sia ancora nel paese», ha poi detto a mezza bocca il suo avvocato, Norawit Lalaeng. Secondo i media locali, dunque, per evitare il carcere la donna avrebbe abbandonato il paese la scorsa notte dirigendosi a Singapore, via Cambogia, in un’auto fornitagli da alti funzionari. «Dopo tutto è un ex primo ministro, è possibile che alti funzionari l’abbiamo aiutata», ha commentato il vice primo ministro Prawit Wongsuwan, avvalorando l’ipotesi della fuga.
Diserta l’aula il giorno del verdetto: rischiava 10 anni di carcere
Primo ministro dall’agosto 2011 al golpe del maggio 2014 seguito alla sua abidicazione, Yingluck è la sorella minore dell’ex premier Thaksin Shinawatra, un magnate delle telecomunicazioni passato alla politica che è fuggito dal paese nel 2008 per sottrarsi ad accuse di corruzione. Il giudizio sui due fratelli spacca da anni la Thailandia, con le regioni rurali del nord che li sostengono e la capitale che li detesta. Yingluck è stata deposta dopo mesi di proteste antigovernative che avevano paralizzato Bangkok. È sotto processo per un sistema di sussidi ai coltivatori di riso, che pagava il doppio del prezzo per i raccolti. Secondo l’accusa, lo schema serviva a garantirsi i voti dei coltivatori a spese dello stato che avrebbe perso l’equivalente di 8 miliardi di dollari mentre parte del riso marciva nei depositi. Prima e finora unica donna ad aver guidato la Thailandia, Yingluck ha negato le accuse, dicendosi «vittima di un complesso gioco politico». Migliaia di suoi sostenitori l’hanno attesa questa mattina davanti alla Corte Suprema di Bangkok. Oltre al mandato d’arresto, la Corte ha deciso la confisca della cauzione di 30 milioni di bath (900.000 dollari) che era stata depositata da Yingluck all’avvio del processo. Il verdetto è stato rinviato al 27 settembre. Il primo ministro Prayuth Chan-ocha ha intanto ordinato alle forze di sicurezza controlli in tutto il paese e in particolare alle frontiere per arrestare l’ex premier.