Piccola provocazione agostana: e se facessimo dell’Italia una grande Ong?
E se l’Italia diventasse una Ong? Una provocazione? Forse. Non essendo mai stata Nazione (tranne che nel deprecato Ventennio!) e non essendo mai riuscita ad imporre sul suo territorio l’autorità dello Stato (tranne che nel deprecato Ventennio!) l’Italia potrebbe adesso imboccare la sua vera vocazione. Da Stato sovrano a Ong. Da Vipiteno a Catalafimi l’Ong Italia può essere il presente e il futuro dello stivale, isole comprese. Perché può intanto supplire ad una macchietta di Stato nazionale, com’è il nostro, piuttosto fatiscente e spesso inesistente. Basta con le inutili diatribe tra i ministri Minniti e Del Rio. Basta con gli appelli all’Europa della Merkel che se ne fotte e a quel bell’imbusto di Macron che ci snobba. E basta, anzitutto, coi problemi di bilancio conseguenti: se sei Ong i soldi li prendi, e pure tanti. Opportunità per tutti e spazi che si spalancano. Essere il primo Stato che muta se stesso in una Ong pone indubbi vantaggi. Intanto la querelle tra scafisti, disperati e “salvatori di umanità” terminerebbe subito. E non pensiate ad una provocazione. L’Ong Italia sarebbe per antonomasia luogo sicuro, preposto e protetto. Niente proteste, diatribe, conflitti. Solo accoglienza e amore. “Sbarcare ovunque, osannati comunque”: questo il grido che da ogni porto, ogni spiaggia saluterebbe le colonne di migranti in festoso e continuo arrivo. Ex disperati ai quali regalare un cofanetto coi libri di Walter Veltroni o, a scelta, coi suoi film. Centinaia di migliaia, milioni di poveracci avrebbero la loro Stella Cometa: l’Ong Italia. E siccome una sede operativa ci vuole, quale posto migliore di Palazzo Chigi, con accanto la Camera delle Organizzazioni non governative al posto di quella inutile dei Deputati: una rivoluzione! Rimarrebbe solo il problema del presidente dell’Ong Italia: tra Laura Boldrini, Erri De Luca, don Luigi Ciotti, Fabio Fazio e Roberto Saviano la scelta sarebbe oggettivamente complicata. Né si potrebbero escludere isterie. Ma se si pensa all’odierno e costante fuoco incrociato del Pd di Renzi tutto sembrerà assai banale. Dopodichè, se la tensione dovesse persistere si potrebbe chiedere a Papa Francesco di sciogliere il nodo: chi meglio di lui, che si precipitò a Lampedusa per dire ai disperati di ogni dove che l’accoglienza non sarebbe mai cessata? Ecco, altro che provocazione. Potrebbe essere la soluzione. O il manicomio finale.