Pensioni, il governo fa propaganda. Il vero nodo è l’innalzamento dell’età
Pensione minima di garanzia per giovani precari, aumento dell’età pensionabile e agevolazioni per l’accesso all’Ape social – l’anticipo pensionistico previsto per le categorie socialmente deboli – per le donne impegnate nei lavori di cura. Sono queste le proposte che in materia di previdenza il governo intende sottoporre ai sindacati nell’incontro convocato per mercoledì prossimo (ma il confronto continuerà anche il giorno dopo su ammortizzatori sociali e nuova governance dell’Inps, mentre il 7 settembre sarà la volta delle rivalutazione delle pensioni) per affrontare la “fase due” del capitolo pensioni.
Mercoledì confronto con i sindacati sulla previdenza
La pensione di garanzia ai giovani dovrebbe prevedere misure in favore dei nati dopo gli anni ’80, con la previsione di un reddito minimo compatibile coi vincoli di bilancio. Collegata a questa, il Mef sta studiando anche la possibilità di una riduzione stabile del cuneo previdenziale per le assunzioni a tempo indeterminato degli under 35. L’operazione comporterebbe un taglio contributivo in busta paga per favorire l’occupazione. Ma i sindacati hanno già fatto sapere che tale misura potrebbe avere un impatto negativo sulle future pensioni dei lavoratori. «La decontribuzione può essere uno strumento utile a condizione che sia interamente fiscalizzata», dicono alla Uil in quanto – spiega il segretario confederale Domenico Proietti – «una mancata fiscalizzazione comporterebbe una riduzione permanente del 3 per cento del trattamento pensionistico». Si tratta di una misura «impropria ed inefficace e sono fantasiose le previsioni dell’incremento occupazionale», taglia corto invece, a nome della Cgil, Roberto Ghiselli.
Pensioni sempre più lontane
In realtà, il vero timore dei sindacati è che le misure annunciate dal governo altro non siano che propaganda, cortine fumogene per coprire e occultare il vero punto dolente: l’innalzamento dell’età per godere delle meritate pensioni e dell’automatismo che partirà nel 2019. «L’automatismo va bloccato», intimano i confederali, in quanto «alzare l’età pensionabile sarebbe una crudeltà perché porterebbe l’Italia ancora più distante rispetto alla media europea». In alternativa i sindacati propongono di diversificare l’aspettativa di vita dei lavoratori ragionando in base alla tipologia di lavoro e sui diversi lavori più o meno usuranti.