Ora Pechino concorda con Trump: basta con le provocazioni di Kim
Dopo il colloquio di ieri tra Donald Trump e il suo omologo cinese Xi Jinping, l’edizione internazionale on line del South China Morning Post, citando media giapponesi e sudcoreani, riporta la notizia del repentino cambio del responsabile diplomatico cinese per la penisola coreana. Un cambio in corso, per ora non confermato ufficialmente, e in corsa vista la crisi in atto. A lasciare è un veterano, il 71enne Wu Dawei, già principale negoziatore per la Cina di quei colloqui a sei (Nordcorea, Corea del Sud, Giappone. Cina, Usa e Russia) che, fra il 2003 e il 2008, cercarono inutilmente un accordo che frenasse le ambizioni nucleari della Nordcorea. A subentrare è Kong Xuanyou, un esperto del Giappone con una conoscenza del dossier coreano maturata negli ultimi due anni, da assistente del ministro degli Esteri, durante i quali è stato coinvolto nel pressing cinese per ridurre le tensioni innescate dalla Nordcorea. La decisione di Pechino può essere interpretata come un semplice segnale lanciato a Pyongyang, ovvero che il rapporto con la Cina è cambiato, ed al vicino giapponese, ovvero che nel rapporto con la Nordcorea la Cina ha ben presenti le necessità di Tokyo. Ieri Tokyo ha schierato in suoi missili intercettori Patriot per fermare ogni azione aggressiva di Pyongyang, non solo contro le isole nipponiche ma anche contro altri obiettivi, come il territorio statunitense Guam. Anche la Russia ha rafforzato i propri sistemi di difesa aerei dislocati in Estremo Oriente. A quanto pare lo stesso leader cinese ha ritenuto provocatorio il comportamento del dittatore coreano Kim Jong un e entrambi i presidenti hanno espresso la convinzione che la Corea del Nord vada denuclearizzata. Ma la Nordcorea va dritta per la sua strada, o almeno così sembra: secondo Rodong Sinmun, il giornale del partito comunista, milioni di persone, tra giovanissimi ed ex militari, hanno chiesto di arruolarsi per combattere contro gli Stati Uniti. Inoltre manifestazioni di sostegno al regime si sono svolte nella capitale e in altre città. La Corea del Nord ha 25 milioni di abitanti, la metà della sua vicina del sud. Tuttavia, anche nel momento in cui la parola sembra dover passare alle armi, canali diplomatici segreti lavorano, e da qualche mese, tra Washinton e Pyongyang, per risolvere soprattutto la questioni degli americani prigionieri e anche quella delle spoglie dei caduti Usa durante la guerra di Corea del 1952.