Nuovo “ricatto”del governo: “Pensioni a 67 anni oppure il sistema è a rischio”
Allarme dalla Ragioneria dello Stato sulle pensioni. Secondo uno studio sulle tendenze di medio-lungo periodo del sistema, con il rinvio dell’aumento dell’età pensionabile a 67 anni si rischia il crac. Nel rapporto Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio sanitario, la Ragioneria rileva che «interventi legislativi diretti non tanto a sopprimere esplicitamente gli adeguamenti automatici previsti dalla normativa vigente, ma a limitarli, differirli o dilazionarli, determinerebbero comunque un sostanziale indebolimento della complessiva strumentazione del sistema pensionistico italiano volta a contrastare gli effetti dell’invecchiamento della popolazione». Secondo la Rgs, infatti, «verrebbe messa in discussione l’automaticità e l’endogeneità degli adeguamenti stessi, per ritornare nella sfera della discrezionalità politica con conseguente peggioramento della valutazione del rischio Paese». Si evidenzia inoltre che la rilevanza di una modifica normativa volta alla soppressione permanente del meccanismo di adeguamento alla speranza di vita dei requisiti di accesso al pensionamento non andrebbe a toccare «il requisito di vecchiaia che verrebbe comunque adeguato a 67 anni nel 2021, in applicazione della specifica clausola di salvaguardia introdotta nell’ordinamento su specifica richiesta della Commissione e della BCE, e successivamente mantenuto costante a tale livello».
Pensioni, il rapporto della Ragioneria dello Stato
La Ragioneria sottolinea poi che «il processo di elevamento dei requisiti minimi e il relativo meccanismo di adeguamento automatico previsto dalla normativa vigente» in materia di pensioni, «sono stati valutati con estremo favore dagli Organismi internazionali e, in primo luogo, in ambito europeo». «La presenza di tali automatismi costituisce, infatti, uno dei fondamentali parametri di valutazione dei sistemi pensionistici specie per i Paesi con alto debito pubblico come l’Italia. Ciò non solo perché la previsione di requisiti minimi, coerenti con le esigenze di equilibrio finanziario del sistema pensionistico, costituisce una condizione irrinunciabile ai fini del perseguimento della sostenibilità, ma anche perché costituisce la misura più efficace per sostenere il livello delle prestazioni, in un contesto di invecchiamento della popolazione». «Gli interventi adottati con la Legge di Bilancio 2017 si muovono in controtendenza» rispetto al processo di riforme adottate dal 2004 per il sistema previdenziale. «Per la prima volta, dopo oltre 20 anni, il pacchetto di misure riguardante il sistema pensionistico ha previsto un ampliamento della spesa ed una retrocessione nel percorso di elevamento dei requisiti di accesso al pensionamento», evidenzia la Ragioneria. Gli interventi di riforma precedenti infatti, spiega, «hanno generato una riduzione dell’incidenza della spesa pensionistica in rapporto al Pil pari a circa 60 punti percentuali di Pil, cumulati al 2060. Di questi, circa due terzi sono dovuti agli interventi adottati prima» della legge Fornero «e circa un terzo agli interventi successivi, con particolare riguardo al pacchetto di misure previste con la riforma del 2011. Quest’ultimo intervento, in particolare – sostiene Rgs – fornisce un contributo rilevante alla sostenibilità del sistema pensionistico, realizzando una riduzione della spesa in rapporto al PIL che si protrae per circa 30 anni, a partire dal 2012!.