I prof alla Fedeli: «Dateci lo stesso stipendio dei colleghi europei»
I prof italiani chiedono stipendi in linea con quelli dei colleghi europei e lo fanno con una petizione, indirizzata al ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, che online ha raccolto oltre 6000 firme in poche ore. «Chiediamo l’equiparazione del trattamento economico tra docenti italiani ed europei. Con questa petizione vogliamo rivendicare il principio secondo cui è impensabile stare in Europa e assistere ad una sperequazione di trattamento economico tra docenti di nazionalità europee differenti», si legge nel testo dell’iniziativa lanciata da Ilenia Barca.
«I nostri colleghi europei lavorano in media in meno di noi italiani, nonostante questo aspetto percepiscono stipendi più alti, non vivono l’incubo del precariato scolastico come accade in Italia, non hanno l’accesso all’insegnamento veicolato dalle classi di concorso, godono di migliori possibilità di crescita professionale e di maggiori condizioni di tutela e promozione della salute così come intesa dall’Oms nel proprio posto di lavoro», prosegue.
«I docenti svolgono un ruolo delicatissimo nella nostra società, un compito di affiancamento ai propri alunni e alle loro famiglie in un processo di crescita, sviluppo e maturazione dell’individuo, hanno poi il compito di essere promotori della cultura del proprio paese e dell’incontro con altre realtà, di accompagnare le future generazioni verso un accrescimento didattico-educativo ma sopratutto verso un accrescimento umano personale e di relazione verso gli altri, quindi il compito di valorizzare l’incontro tra popoli», continua il testo.
«Se abbiamo a cuore l’Italia – si legge ancora – prenderemo a cuore anche la tutela di questa categoria professionale che insieme alle famiglie ha un carico di responsabilità importante di supporto nello sviluppo degli alunni di oggi e cittadini del domani. Riconoscere dunque un aumento dello stipendio ai docenti italiani portandolo ai livelli di trattamento economico dei colleghi europei implicherebbe da un lato il ripristino di un riconoscimento del valore della professione docente e dall’altro la possibilità per gli stessi d’investire nella formazione continua al fine di migliorare la propria formazione professionale, nell’interesse prioritario verso i propri alunni. È risaputo inoltre che la professione docente è una delle professioni ad alto rischio di burn out, proprio per la more di lavoro loro richiesta e per le pochissime risorse umane ed economiche a cui lo stesso può attingere nel miglioramento, tutela e prevenzione rispetto alla propria condizione con cui il professionista dell’istruzione si confronta».