Giallo sulla morte di Mattia Dall’Aglio, aperta un’inchiesta: uno o più indagati

8 Ago 2017 12:49 - di Redazione

La Procura di Modena ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo dopo la morte di Mattia Dall’Aglio, 24 anni, il nuotatore probabilmente stroncato da un infarto domenica mentre si allenava nel sollevamento pesi: vi sono “uno o più indagati”, destinatari di avvisi di garanzia nel fascicolo aperto per omicidio colposo. Riserbo, al momento, sui nomi. L’autopsia sarà conferita giovedì e servirà a capire, tra le altre cose, lo stato di salute del ragazzo prima della morte e se abbia preso o meno dei farmaci. Lo leggiamo su Repubblica, che aggiunge. La procura indaga anche sul “luogo dove è successo il fatto. Quella che viene chiamata palestra ma non lo è, perché deve avere autorizzazioni di varia natura. Non è una palestra ma una stanza attrezzata alla buona, con appunto macchine da palestra. Questa stanza attrezzata a sala macchine, priva di docce e aria condizionata, era in uso a un numero limitato di persone che a accedevano con una chiave detenuta dal bar. Noi stiamo lavorando su una situazione complessa, dobbiamo accertare una serie di circostanze non solo dal punto di vista autoptico”. Giovedì dunque verrà dato l’incarico al medico legale per l’autopsia. La stanza adibita a palestra “pare che sia dei vigili del fuoco, data in uso ad associazioni volontarie sportive che gestiscono questi luoghi”. 

Chi era Mattia Dall’Aglio

Dall’Aglio era cresciuto come sportivo nelle piscine della sua Reggio Emilia, e il suo talento lo aveva portato in Nazionale fino alle Universiadi in Corea.  L’acqua era il suo elemento, la sua dimensione. Più di una passione, un amore immenso, che lo aveva ripagato a suon di medaglie e successi, inanellati in una manciata d’anni a suon di stile libero e rana, i suoi cavalli di battaglia. Sembrava nato per nuotare, Mattia Dall’Aglio, il giovane azzurro 24enne tesserato per i Vigili del Fuoco di Modena M. Menegola, morto domenica mentre si stava allenando in una palestra di Modena. Una morte improvvisa, la sua, che lascia aperti molti interrogativi, in attesa che l’autopsia disposta dalla procura della città emiliana stabilisca con esattezza le cause del decesso.

Di strada ne ha percorsa parecchia, Mattia, nato a Montecchio il 14 gennaio 1993, ma residente a Reggio Emilia. Adolescente viene allenato da Luciano Landi e gareggia a livello agonistico, salendo sul podio diverse volte, prima di entrare nel corpo dei Vigili del Fuoco di Modena. In vasca i 100 stile libero e i 100 rana diventano le sue specialità. Una bracciata dietro l’altra, avanti senza sosta, con l’acqua a dettare il ritmo della sua vita. Fino a quando, due anni fa raggiunge la vetta della sua carriera, indossando la maglia azzurra alle Universiadi di Gwangju 2015. La ciliegina sulla torta di un percorso con le nazionali giovanili, dove ottiene il quarto posto con la staffetta 4×100 stile libero e l’accesso alla semifinale nei 100 stile libero. 

Mattia era un ragazzo come tanti, solo che a differenza dei suoi coetanei era nato con la stoffa del campione. Un atleta talentuoso, circondato dagli amici, sempre sorridente, amato e apprezzato. “Un angioletto biondo”, come lo ricorda ora una ragazza su Facebook, dove tra gli scatti in piscina e quelli con gli amici fanno capolino video e immagini dei campioni dell’Nba, un’altra delle sue passioni. Immenso il cordoglio da parte del mondo del nuoto. “Impossibile non averti voluto bene, ti porterò sempre nel mio cuore” ha scritto su Twitter il campione azzurro Fabio Scozzoli, mentre il presidente della Fin, Paolo Barelli, a nome di tutta la federazione ha espresso “le più sentite condoglianze alla mamma Fabrizia, al papà Gianluca, ai familiari tutti e amici e a tutti coloro i quali hanno avuto il privilegio di conoscerlo”.

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