Danimarca, busto senza arti e testa ritrovato in mare: è la giornalista scomparsa

23 Ago 2017 12:25 - di Martino Della Costa

Il ritrovamento dei resti umani trovati nelle acque a largo della costa di Copenaghen avevano fortemente diminuito le speranze che il giallo della scomparsa della giornalista svedese Kim Wall, risucchiata nel nulla il 10 agosto dopo essersi imbarcata a bordo del sommergibile di Peter Madsen, affondato poche ore dopo. Infine, dopo lunghi e complicati esami autoptici effettuati sul busto femminile ritrovato in acqua, si è arrivati alla drammatica conferma annunciata dalla polizia danese su Twitter: i resti di un corpo di donna – un busto senza braccia, gambe e testa – rinvenuti in mare lunedì sono di Kim; una certezza basata su un’importante corrispondenza con il Dna della reporter scomparsa ormai 13 giorni fa.

Danimarca, i resti ritrovati in mare sono della giornalista scomparsa

Non solo: secondo le autorità danesi, arrivate a questa convinzione dopo l’autopsia effettuata sul busto – definita «lunga e complicata a causa dell’assenza degli arti» – braccia e gambe sarebbero state amputate deliberatamente. Ma Madsen, arrestato con l’accusa di omicidio colposo, sostiene che la donna è morta in un incidente e di aver «seppellito» il suo corpo in mare. A mettere fortemente in dubbio le sue dichiarazioni, però, ulteriori riscontri e acquisizioni arrivate dopo gli esami autoptici su quel che resta del corpo della giornalista. E allora, «sembra che sul busto siano state inferte lesioni per assicurarsi di liberare l’aria e i gas e fare in modo che il corpo non potesse galleggiare in superficie», ha detto ai giornalisti Jens Moller Jensen della polizia di Copenaghen, che sta conducendo l’indagine. Un’indagine che minaccia di rilevare inquietanti risvolti ad ogni passo, ad ogni nuova ipotesi investigativa…

Il giallo della scomparsa, le dichiarazioni dell’accusato

Un giallo, quello della scomparsa della giornalista svedese, cominciato all’inizio d’agosto quando, il proprietario di un sottomarino affondato, viene arrestato con l’accusa di omicidio colposo in relazione alla scomparsa di una reporter che era con lui. Immediatamente dopo il fermo, dopo aver ascoltato l’uomo a porte chiuse, il giudice Kari Sorensen del tribunale di Copenaghen ha stabilito la detenzione in carcere per il sospettato numero uno, protagonista di un giallo dai risvolti ancora troppo oscuri. L’accusato, infatti, il 46enne Peter Madsen, aveva fatto parlare di sé riuscendo a costruirsi un sottomarino nel 2008 grazie ad una raccolta di finanziamenti in crowdfunding. Poi il suo mezzo, il Nautilus, in pieno agosto è affondato a largo di Copenaghen. Le televisioni hanno ripreso il salvataggio dell’uomo, che però è uscito da solo dal mezzo in avaria, malgrado fosse partito il giorno prima in compagnia di una giornalista, una svedese di 30 anni, che avrebbe dovuto raccontare la sua storia. In sua difesa l’uomo ha raccontato agli inquirenti di aver sbarcato di notte la donna su un isoletta del porto di Copenaghen: peccato però che nessuno abbia più visto la svedese da quando è salita a bordo del Nautilus. Affondato dopo il salvataggio del suo proprietario, il sottomarino si trova attualmente sul fondo della baia di Koge, a sud di Copenaghen, ad una profondità di sette metri. Le autorità intendono ora procedure al recupero del mezzo subacqueo, lungo 18 metri. Il sottomarino non è però molto stabile e finora i sub non sono riusciti a salire a bordo.

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