Un anno dopo l’omicidio di Fermo. Così ha reagito la città di Mancini

7 Lug 2017 14:06 - di Redazione

Un fattaccio. Un insulto pesante a una nigeriana. Poi la rissa con il compagno della donna, Emmanuel, che cade a terra e batte la testa e muore. I due, Emmanuel e Chiniery, non immaginavano che questa sarebbe stata la loro triste sorte fuggendo dai massacri di Boko Haram. E invece… 

Del caso, nel luglio di un anno fa, si discusse molto. E non mancarono strumentalizzazioni, sia da parte di chi difendeva l’ultrà Amedeo Mancini, accusato di omicidio, sia da parte di chi voleva fare di Emmanuel una vittima aureolata della propaganda razzista. Questo Mancini, ad esempio, era sì tifoso della Fermana ma non era politicizzato, a quanto pare, mentre gli si affibbiò subito la patente di estremista di destra. 

In mezzo la città di Fermo, che reagì come sempre reagisce la provincia (la presunta, “sana” provincia italiana) quando scopre il suo volto in ombra: non criminalizzateci, siamo brava gente.

E un anno dopo, com’è andata a finire? Dai primi di maggio Amedeo Mancini, è un uomo completamente libero: il gip Maria Grazia Leopardi, considerando la buona condotta, ha fatto cadere la misura residua degli arresti domiciliari, cui era sottoposto in conseguenza del patteggiamento a quattro anni per omicidio preterintenzionale. La vedova di Emmanuel se n’è andata (con i soldi, pare, offerti proprio dall’omicida del marito…). La questione del palo è rimasta irrisolta: chi lo brandiva? Emmanuel contro Amedeo o Amedeo contro Emmanuel? La vedova ha cambiato versione. E  almeno sei testimoni hanno deposto subito dopo il fatto in favore dell’ultrà fermano, asserendo che era lui l’aggredito e che quell’altro se l’era cercata. Il nigeriano morto è stato ricordato nel primo anniversario dell’omicidio durante una manifestazione con targa deposta in memoria. Per il resto la vita a Fermo scorre tranquilla. 

Tranquilla ma non troppo, come ha raccontato su Lettera43 Massimo Del Papa, dipingendo Fermo come una Peyton Place delle Marche, afflitta dallo scorrere a fiumi della droga e dal dilagare della prostituzione incontrollata. Scrive Del Papa: “«Non ha senso parlare di legalizzazione, qui la faccenda è bella che legalizzata», dice più di una fonte interna, «si spaccia di tutto e a cielo aperto». Ci sono luoghi deputati, anche a ridosso dei centri storici, specie lungo la costa, e c’è un mercato che non è mai stato così basso: 5 euro per una dose di eroina, che ha ripreso vela, prezzi popolari per il fumo. Quanto alla coca «è letteralmente dappertutto, si fa prima a dire chi non la usa»”.

E poi prostitute per tutti i gusti, nei monolocali affittati in nero o lungo la Statale Adriatica. Fermo come specchio della provincia italiana, dunque, laboriosa, generosa col “figliol prodigo” che torna a casa (Mancini in questo caso) ma sempre con qualche vizietto da emendare. Tutto il mondo è paese…

 

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