Ultima chance per Charlie: il Papa pensa di dargli un passaporto vaticano

7 Lug 2017 13:39 - di Redazione
charlie

Il Papa vorrebbe dare al piccolo Charlie Gard un passaporto vaticano per permettergli il ricovero in Italia. Il tabloid britannico Sun cita una “fonte di alto livello” in Vaticano, secondo cui le limitazioni legali poste dalla giustizia britannica allo spostamento del bimbo malato terminale in un altro Paese potrebbero essere “superate” se diventasse cittadino dello Stato del Vaticano: «Sarebbe un fatto senza precedenti, ma si sta valutando», avrebbe spiegato la stessa fonte. «I parametri legali impediscono che venga spostato e curato all’estero. Se questo può essere superato, allora sia così».

Charlie Gard, parla la madre:  speriamo in buone notizie

«Noi non siamo genitori cattivi, siamo lì per tutto il tempo, siamo completamente devoti» a Charlie, «non ha dolori e sofferenze e prometto a tutti che non vorrei stare lì a guardare mio figlio nel dolore e nella sofferenza, non potrei farlo».  Connie Yates, la mamma del bimbo inglese affetto da una grave malattia rara, torna a parlare in tv a Good Morning Britain e spiega che cinque dottori da tutto il mondo credono che ci sia una possibilità su dieci di migliorare i suoi sintomi se il piccolo viene sottoposto al nuovo trattamento offerto in America. La donna è appesa a ogni speranza e ricorda anche il caso di due bimbi con malattie genetiche simili a quella del figlio, che “stanno vivendo vite normali” pur con il supporto della ventilazione.

 L’incontro in ospedale 

Intanto, come riporta il Daily Mail, i genitori di Charlie Gard stanno incontrando i vertici del Great Ormond Street Hospital di Londra dove è ricoverato il bambino nella speranza che venga posticipata l’interruzione dei supporti vitali al piccolo. Verrà quindi presentata la nuova ricerca scientifica messa insieme dai cinque esperti: due della Gran Bretagna, uno dall’Italia, uno dalla Spagna e il medico Usa che ha voluto aiutarli fin dal primo giorno. Connie dice che ci sono nuove evidenze del fatto che farmaci sperimentali potrebbero salvare la vita di Charlie. «Speriamo di avere buone notizie più tardi – si augura – Tutto quello che vogliamo sono 2 o 3 mesi per sapere se qualcosa funziona, se c’è la possibilità per lui di crescere come un bambino normale, ma non lo sappiamo. Perché non si può sapere finché non si prova». Quanto all’intervento del Papa, la donna chiarisce che è arrivato dopo che lei gli ha scritto una lettera. «Ci dà sicuramente speranza, perché non ci era più rimasta. Charlie stava per morire venerdì e avete visto il video che abbiamo fatto, eravamo assolutamente devastati. Non avevamo controllo su quello che stava per accadere, sul modo in cui sarebbe stato fatto». Poi lo stop ai supporti che tengono in vita Charlie «sarebbe dovuto essere lunedì, ma anche la Casa Bianca era entrata in gioco e penso che poi questo abbia cambiato le cose».

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