Se il Ceta fosse approvato potrebbero imitare mozzarella di bufala e pecorino
Arriveranno il 5 luglio, in piazza Montecitorio a Roma, provenienti da tutta Italia, migliaia gli agricoltori per fermare il trattato di libero scambio con il Canada (Ceta). Tra loro anche una folta delegazione di Coldiretti Venezia guidata dal presidente Iacopo Giraldo e direttore Giovanni Pasquali. “Si manifesterà contro un trattato che per la prima volta nella storia dell’Unione europea accorda a livello internazionale esplicitamente il via libera alle imitazioni dei prodotti italiani più tipici e spalanca le porte all’invasione di grano duro oltre a ingenti quantitativi di carne a dazio zero”, spiega la Coldiretti di Venezia. Ma gli agricoltori non saranno soli, l’iniziativa di Coldiretti è infatti sostenuta da un’inedita e importante alleanza con altre organizzazioni che si sono date appuntamento davanti al Parlamento dove è in corso la discussione per la ratifica dell’accordo. ”Se il Ceta venisse ratificato, alcuni tra i più famosi prodotti agroalimentari di Roma e del Lazio, tutelati da un marchio Dop oppure Igp faticosamente conquistato, potranno essere emulati, riprodotti da chiunque, abbinati a un marchio fantasioso, ma comunque evocativo del territorio, per essere esportati in Canada e liberamente venduti a prezzi più competitivi rispetto agli originali, con gravissimi danni per le aziende che invece producono Dop e Igp nel rispetto dei disciplinari, peraltro rigidi, imposti dai rispettivi consorzi di tutela”. Lo denuncia David Granieri, presidente della Coldiretti del Lazio, nel chiedere ai parlamentari romani e laziali di votare, in aula, contro la ratifica del trattato. ”Nel Lazio – avverte – abbiamo 27 prodotti tipici, solo 5 dei quali continuerebbero, negli scambi col Canada, ad essere tutelati dai loro marchi e cioè il kiwi di Latina, la mortadella di Bologna, la mozzarella di bufala campana, il pecorino romano e quello toscano”. “Per gli altri 22 -rimarca Granieri- il trattato sarebbe una condanna alla morte commerciale perché non solo non verrebbe riconosciuta la loro qualità, ma perché subirebbero gli effetti devastanti della concorrenza di prodotti similari confezionati in chissà quale parte del mondo, ma che nulla hanno a che fare con il territorio e l’economia degli originali. Niente più tutela, ad esempio, per l’abbacchio romano igp, per il carciofo romanesco, per il pane di Genzano, per la porchetta di Ariccia o per la ricotta romana”. “Il Ceta -aggiunge il direttore della Coldiretti del Lazio, Aldo Mattia-cancellerebbe con un colpo di spugna il valore economico, ma anche la storia, la distintività e la unicità di questi prodotti. Non possiamo accettare la ratifica di un accordo che in un attimo azzera e cancella i sacrifici e l’impegno quotidiano di agricoltori e allevatori che hanno puntato sulla qualità delle loro produzioni che ora sui mercati canadesi rischiano di valere quanto un qualsiasi, improvvisato e scadente prodotto similare”. Questo accordo, dice, “non solo concede il via libera alle imitazioni dei nostri prodotti tipici, ma spalanca le porte al grano trattato con il glifosato, vietato in Italia perché sospettato di essere cancerogeno e favorirebbe l’importazione di carne a dazio zero da un paese che ammette l’uso di ormoni negli allevamenti, a differenza di quanto avviene in Italia”. “E’ a rischio, anche a danno dei consumatori -ribadisce Granieri- il principio stesso di precauzione, visto che le leggi canadesi ammettono l’utilizzo di prodotti chimici invece vietati in Europa. Di qui la scelta della manifestazione di protesta in programma mercoledì 5 luglio dalle 9.30 in piazza Montecitorio”.