Pillole alla placenta umana, è allarme negli Usa: ecco i rischi che si corrono
È allarme negli Stati Uniti per la moda di mangiare la placenta umana essiccata in pillole. Un fenomeno “in crescita” fra le mamme – promosso anche da celebrity come Kim Kardashian e Alicia Silverstone – che sembra aver causato una ripetuta infezione da streptococco del gruppo B in un bebè: la vicenda, descritta sulla rivista scientifica Morbidity and Mortality Weekly Report dei Centers for Disease Control and Prevention (Usa), rimbalza sulla Cnn. Il piccolo era nato lo scorso autunno e poco dopo è stata rilevata l’infezione da streptococco B, che può causare gravi problemi nei neonati, incluse sepsi, polmonite e meningite. Normalmente, quando un bimbo tanto piccolo contrae l’infezione, questa viene trasmessa dalla mamma durante il parto. Il bebè è stato trattato e poi dimesso. Ma dopo appena cinque giorni il piccolo è stato ricoverato in un altro ospedale: i test hanno rivelato una nuova infezione da streptococco di gruppo B. E questo benché le infezioni ricorrenti siano insolite, spiega Genevieve Buser, primo autore del report e specialista in malattie infettive di Portland, fra i medici dell’équipe che ha curato il bimbo. I sanitari hanno testato il latte materno, che si è rivelato negativo. «Eravamo preoccupati – ha raccontato Buser – volevamo capire perché questo neonato aveva avuto due infezioni di fila».
Placenta umana, il caso
I sospetti dei medici si sono concentrati quindi sulla placenta. La mamma la stava assumendo a un ritmo di due pillole tre volte al giorno. «Quando abbiamo scoperto che la placenta era stata incapsulata, abbiamo chiesto di testare la sostanza essiccata nelle capsule: questa si è rivelata positiva per streptococco del gruppo B», ha spiegato Buser. Quando i medici hanno inviato le capsule di placenta con due campioni prelevati al bimbo ai Cdc per i test, si è visto che i tre campioni erano identici. Questo ha portato i medici a pensare che le pillole di placenta erano probabilmente responsabili dell’infezione, anche se non possono escludere definitivamente che la trasmissione sia avvenuta attraverso un altro membro della famiglia del bebè. In questo caso inoltre, si legge sulla Cnn, non è stata identificata l’azienda che ha preparato le pillole. I Cdc ipotizzano che nella vicenda in questione la placenta non sia stata cotta a temperature sufficientemente elevate per uccidere i batteri scoperti poi nelle pillole. Il report conclude che «l’ingestione di capsule di placenta dovrebbe essere evitata», e che le mamme dovrebbero essere consapevoli dei potenziali rischi. «Quello che possiamo dire è che vogliamo che madri e medici siano consapevoli che si tratta di un potenziale rischio di infezione», che in qualche modo potrebbe essere trasmessa al piccolo, concludono gli autori.