Migranti in Veneto, dal distretto del profugo alla Grande Sostituzione
Il centro di prima accoglienza di Conetta, frazione di Cona, è una distesa di tende, container e di pochi edifici. Si trova nell’ex base militare missilistica in provincia di Venezia e ospita circa 1.500 migranti. Il centro è gestito dalla cooperativa Ecofficina di Padova, nata nel 2011. Attualmente questa cooperativa gestisce tre strutture di accoglienza: Bagnoli a Padova, Cona a Venezia, Oderzo a Treviso, per un totale di quasi 2mila ospiti. La cooperativa, che è arrivata a fatturare fino a 10 milioni di euro all’anno, per la sola accoglienza dei migranti in Veneto è anche al centro di tre indagini delle procure di Rovigo e di Padova con l’accusa di truffa, falso e maltrattamenti.
Conetta fa parte a pieno titolo di quello che il sindaco di Agna ha battezzato come il “Distretto del profugo”. Il centro di questo distretto produttivo per il business dell’accoglienza è Agna, un comune padovano di 3.400 abitanti. Ed è qui che i profughi si concentrano per la presenza dei pochi servizi esistenti. Agli estremi dell’area c’è l’ex base militare di Conetta che con i suoi 197 abitanti ospita quasi 1.500 richiedenti asilo. E poi c’è il centro di San Siro di Bagnoli di Sopra, nel Padovano, che con 415 abitanti ospita 870 migranti.
Sono i due centri di accoglienza più grandi di tutto il Veneto e Agna sta nel mezzo, assediata da oltre 2mila profughi in attesa di regolarizzazione. Lungo la strada che unisce San Siro, Agna e Conetta, ogni giorno, i migranti fanno la spola. Avanti e indietro, in bici, a piedi, di sera, di notte, in una processione continua. Agna vive da anni in questo “distretto”esplosivo dall’autunno 2015 convivendo con fenomeni mai visti ai quali i residenti non erano preparati. Negli ultimi mesi è stato al centro della cronaca nazionale per la rivolta scoppiata nel campo a causa della morte di una giovane ivoriana, deceduta per una trombosi polmonare mentre si trovava in una doccia. Le condizioni di alloggio al centro di Conetta e la esplosiva situazione nel territorio del “distretto del profugo” sono state oggetto di numerose interrogazioni parlamentari presentate alla Camera dai deputati di Fratelli d’Italia Walter Rizzetto e Fabio Rampelli che a più riprese hanno visitato di persona il centro rendendosi conto della situazione.
In questi giorni Walter Rizzetto è stato nuovamente protagonista di una manifestazione di protesta organizzata in loco accanto ai residenti di Conetta esasperati dalle promesse del governo mai mantenute ed inattuate. Di fatto in un’area molto ristretta che conta circa 10.000 abitanti la presenza di oltre 2000 migranti appare ai più come terreno sperimentale verso quella cosiddetta “sostituzione etnica” e culturale che si sta predisponendo nel nostro Continente.
Il concetto del “sostituzionismo” richiama quello della “Grande Sostituzione”, descritto per la prima volta dallo scrittore e intellettuale francese Renaud Camus che ha elaborato una teoria non propriamente campata in aria. Camus sostiene che nel nostro Continente è in atto un fenomeno sottovalutato: la sostituzione di un popolo e di una civiltà. La maggior parte delle nazioni europee aveva un popolo, ma con un solo ricambio generazionale con la “diversità”ne hanno già un altro o molti altri. Strade, quartieri, città intere si sono trasformate, sono diventate irriconoscibili; per non parlare delle scuole, dei trasporti e dei servizi pubblici. In zone sempre più vaste del territorio, gli autoctoni sono spariti, sono stati semplicemente sostituiti.
La teoria che promuove la Grande Sostituzione è nata dalle nozze mostruose della Rivoluzione industriale nella sua fase avanzata, taylorista, fordista, con l’antirazzismo dogmatico, lui stesso nella sua forma senile. L’ideologia mostruosa, disumana prodotta dalle élite europee è semplice: i nostri industriali, le nostre imprese hanno bisogno sia di manodopera in Occidente sia delle risorse naturali del Terzo Mondo. In Africa e Medio Oriente esiste un serbatoio di disoccupati, diseredati, disperati urbanizzati e contadini sfrattati dalle multinazionali. Invece di creare le condizioni per il benessere nei loro Paesi d’origine, deportiamo questi disperati in Occidente col miraggio del benessere. Piuttosto che investire risorse per favorire la natalità in Occidente, le utilizziamo per aumentare i profitti della finanza e per l’importazione di manodopera in Occidente. Attraverso la migrazione internazionale abbassiamo i salari occidentali e creiamo un nuovo proletariato da sfruttare sia economicamente sia politicamente. In effetti, non è raro sentire certi esponenti della classe dirigente occidentale dichiarare che, siccome gli europei non fanno più figli, hanno “troppo benessere” e non vogliono valorizzare più certi lavori, è auspicabile che sempre più individui non europei li “sostituiscano” per evitare lo “zero demografico” e altri “nefasti eventi”. Le lobby della finanza e l’establishment mondiale del pensiero unico ci preparano a un mondo senza radici, senza tradizioni , senza storia, senza cultura dove è annullata la civiltà. La vecchia Europa diventa Terzo Mondo senza saperlo