Legge elettorale, Berlusconi lancia l’allarme-Grillo: «Può arrivare al 40%»
Andare al voto con l’Italicum corretto dalla sentenza della Corte costituzionale rischia di consegnare l’Italia al M5S, l’unico in grado di raggiungere quel 40 per cento che garantisce alla Camera il premio di maggioranza. È questo il tasto sul quale pigia Berlusconi per indurre il Pd a riprendere quel modello simil-tedesco sul quale si era raggiunta un’intesa tra le principali forze politiche poi naufragata. Unica novità: l’abbassamento dello sbarramento dal 5 al 4 per cento come premio ad Alfano, ove mai quest’ultimo riuscisse a raggiungere un accordo in questo senso all’interno della maggioranza di governo. Inoltre, premio alla coalizione e non al partito o alla lista.
Berlusconi non vuole il premio alla lista
Berlusconi chiude invece alla possibilità di una lista unica del centrodestra per puntare alla soglia del 40 per cento: sarebbe una formula non gradita dagli elettori. Da questo orecchio, tuttavia, Renzi non ci sente, proprio perché convinto, come Berlusconi, che il listone non sia un buon affare per il centrodestra. Di conseguenza, punta a giocarsi tutto contro i Cinquestelle. Ma in Renzi c’è soprattutto il timore di dover cedere lo scettro della candidatura a premier ove mai fosse costretto a coalizzarsi con gli altri spezzoni della sinistra. Al contrario, per Berlusconi, il vero pericolo è il M5S, presentato come l’unico potenzialmente in grado di raggiungere il 40 per cento, con una campagna elettorale capace di calamitare e coagulare malcontento, spirito anti-casta, umori anti-europei e paure per le varie emergenze anche internazionali. Il sistema elettorale “tedesco“, privo di premio alla lista, è perciò, a suo giudizio, l’unico in grado di depotenziarlo. Tra l’altro, consentirebbe di misurare le forze all’interno del centrodestra per poi decidere così la premiership in caso di vittoria.
Ma Renzi è contrario alle coalizioni
Berlusconi è convinto che l’attuale assetto tripolare necessiti di un sistema proporzionale, l’unico in grado di tradurre in seggi i voti espressi dagli elettori, per evitare che liste e partiti vengano premiati oltre la loro reale consistenza. Anche perché il maggioritario – è la conclusione del ragionamento di Berlusconi – avrebbe senso se accompagnato da un assetto costituzionale semipresidenziale o che comunque permetta agli elettori di scegliere il capo dell’esecutivo.