Legge beffa: con il reato di tortura diventano impossibili 9 rimpatri su 10
Su 10.467 respingimenti di immigrati effettuati dall’Italia dal 1 gennaio 2017 al 15 giugno, ben 9.286 oggi sarebbero impossibili. A denunciarlo Forza Italia, dopo l’approvazione del reato di tortura voluto dal Partito democratico e votato dai parlamentari di Angelino Alfano. Come spiega il deputato di Forza Italia e membro della Commissione Difesa, Gregorio Fontana, con la nuova legge è impossibile rimpatriare un cittadino che proviene da un Paese dove può rischiare la tortura. Allora basta tenere presente qualche dato: in nessuna nazione dell’Africa è possibile escludere il rischio di tortura, in quasi nessuna nazione dell’Asia è escluso il rischio di tortura. Qundi il clandestino, l’immigrato, il migrante, il profugo, il rifugiato – chiamatelo come vi pare – che arriva in Italia e viene rimpatriato, può appellarsi alla nuova normativa e chiedere di rimanere in Italia.
In 141 Paesi del mondo segnalati casi di tortura
«Non siamo contro il reato di tortura – spiega Fontana – ma non possiamo accettarne interpretazioni a maglie larghe che rischiano mettere in discussione il già compromesso sistema di rimpatrio dei migranti. Infatti, il provvedimento potrà compromettere l’efficacia del respingimento di chiunque possa paventare un generico rischio di essere sottoposto a tortura, non permettendo di distinguere, in modo chiaro, i Paesi che applicano la tortura in maniera estesa e sistematica da quelli nei quali i casi sono dovuti ad abusi».
Reato di tortura: impossibile rimpatriare gli africani
Ecco quindi i dati impressionanti: «Facendo ad esempio un calcolo sui dati forniti dalla Commissione migranti e tenendo solo in considerazione alcuni dei paesi sommariamente citati nella ricerca condotta per la campagna globale “Stop alla Tortura”, lanciata da Amnesty International nel 2014, dei 10.467 respingimenti effettuati dall’Italia dal 1 gennaio 2017 al 15 giugno, ben 9.286 sarebbero stati con ogni probabilità impossibili con questa norma in vigore» conclude Fontana. Grazie a Renzi, Gentiloni e ad Alfano.