Te la do io la ripresa! La Cgil: 3 italiani su 10 stanno peggio di un anno fa
Sarà pure, come assicura la Banca d’Italia, che la ripresa è scattata, ma a dar retta ad uno studio effettuato dalla Fondazione Di Vittorio (Cgil) e Tecnè su ”Fiducia economica, diseguaglianze e vulnerabilità sociale” aggiornata al 2° trimestre 2017, almeno 3 italiani su 10 percepiscono peggiorata rispetto ad un anno fa la situazione economica personale. La fiducia economica, si sa, costituisce un fondamentale indicatore dello stato di salute del Paese. Si può dire che aiuta a decifrare i problemi delle persone più delle cifre sull’andamento del Pil.
Tra i cittadini domina ancora il pessimismo
La crisi “percepita” si traduce infatti conseguenti e concreti come la contrazione dei consumi e il ristagno della produzione industriale. In questo senso la fotografia scattata dallo studio della Cgil e di Tecnè non deve meravigliare: ancora troppo elevati i livelli di disoccupazione e addirittura oltre il livello di guardia quello relativo alle persone in povertà o che rinunciano a curarsi per mancanza di mezzi. A queste criticità va aggiunta l’area di «fragilità economica e sociale», composta in prevalenza da persone monoreddito che rischiano di scivolare in povertà o semi-povertà a seguito di eventi improvvisi come una separazione o una grave malattia. Il 32 per cento degli italiani, dunque, giudica peggiorata la propria situazione economica e il 24 si sente più vulnerabile di un anno fa. La forbice economica si allarga e avere un lavoro non protegge più dai rischi di povertà. Nonostante il miglioramento di alcuni parametri macro economici, si legge nello studio congiunto Cgil e Tecnè, solo il 6 per cento del campione intervistato giudica positivamente le proprie condizioni rispetto a un anno fa.
La Cgil: «L’ascensore sociale è bloccato»
Con tali premesse, non stupisce che persista il pessimismo sulle attese per i prossimi 12 mesi Infatti, se il 20 per cento degli intervistati teme un ulteriore peggioramento delle proprie condizioni economiche, il 70 per cento pensa che non cambierà nulla e solo il 10 si attende un miglioramento. Drammatica la conclusione dello studio: «L’ascensore sociale rispetto al periodo pre-crisi – vi si legge – si è bloccato per il 55 per cento delle persone. Sale per un ristretto 7 per cento, che dichiara di aver migliorato la propria condizione, ma scende per il 38 degli intervistati».