Genova, antifascisti in piazza per i moti del ’60 e Bucci apre a CasaPound
Erano circa 1000 gli antifascisti che ieri sono partiti da piazza Alimonda, nel quartiere genovese della Foce, per il corteo commemorativo degli scontri di piazza che più di mezzo secolo, il 30 giugno del 1960, provocarono le dimissioni del governo Tambroni, appoggiato dai missini. La “scusa” che scatenò la piazza in quell’occasione fu la necessità di impedire il congresso a Genova del Msi. L’obiettivo politico era più ambizioso e non certo legato ad alti ideali: aprire la strada al centrosinistra e ricacciare i missini nel limbo della politica come soggetti non a pieno inseriti nel processo democratico postbellico.
Che a Genova si torni sul tema, dopo lo schiaffone rimediato dalla sinistra una settimana fa, quando è stato eletto sindaco il manager Marco Bucci, candidato del centrodestra, non deve stupire. Il ripiegamento quasi funereo sulla memoria è tipico dei movimenti asfittici che non sanno cogliere le opportunità del presente e che anzi nel presente stanno scomodi, dovendo sempre inventare un iperuranio cui aggrappare identità inservibili. Come quella antifascista, appunto, rispolverata nell’occasione quasi a voler dare una risposta alla elezione di Bucci, che si ritiene oltraggiosa per una città come Genova.
E poiché ricordare solo i moti del ’60 sarebbe apparso ridicolo, i manifestanti hanno pensato bene di attaccarsi ad un espediente più attuale: l’annunciata apertura in piazza Alimonda di una sede di CasaPound, organizzazione che ha del resto sedi in tutta Italia e che non è stata ancora dichiarata fuorilegge dal Viminale, come pretenderebbe l’Anpi. La sede di CasaPound no, sarebbe stato un doppio oltraggio per i genovesi (ma quali? I mille che hanno sfilato e quanti altri?) e così è stato organizzato questo corteo antifascista, anche in difesa della “sacralità” di piazza Alimonda, dove cadde il giovane Carlo Giuliani durante gli scontri del G8 nel luglio 2001. Un corteo rivolto al passato, come si vede, in una città che ha bisogno di guardare al futuro.
E il neosindaco Bucci, come l’ha presa? Con buon senso e distacco dai furori ideologici: annuncia che inviterà per un colloquio il presidente dell’Anpi ma allo stesso tempo non chiude le porte ai ragazzi di CasaPound. “La città è libera per tutti i cittadini – dice il sindaco secondo quanto riporta Genova24.it – ognuno può aprire la sede che vuole basta che sia legale, che abbia un contratto di affitto. Così come abbiamo i campi sinti che hanno diritto di restare dove sono, altri possono aprire altre sedi. Io sono il sindaco di tutti i 585 mila genovesi e non faremo discriminazioni ammesso che sia tutto legale”.