Emanuele Morganti, i fratelli in carcere vuotano il sacco ma non convincono
Paolo Palmisani e Mario Castagnacci, i due fratellastri detenuti a Regina Coeli da oltre tre mesi per il brutale omicidio del ventenne Emanule Morganti di Tecchiena (Alatri), hanno deciso di “collaborare”. In pratica di fornire una loro versione dei fatti visto che le testimonianze a loro carico sono talmente pesanti da non lasciare altra via d’uscita.
Così hanno parlato per nove ore con gli inquirenti. Un interrogatorio dal quale nulla è trapelato se non che i due indagati hanno cercato di alleggerire la loro posizione, affermando di essere stati presenti la sera del delitto ma di non avere preso parte al pestaggio costato la vita ad Emanuele.
E’ stato poi il procuratore De Falco a tirare le somme dopo il colloquio fiume con i due: «Quello che hanno riferito – ha spiegato il De Falco secondo quanto riporta Ciociaria oggi – non lo riteniamo attendibile, perché smentito dall’indagine effettuata prima dell’emissione delle ordinanze e, successivamente, da quella condotta in questi mesi. Dalle dichiarazioni rese ci sono ulteriori elementi di interesse sotto il profilo della ricostruzione accusatoria nei confronti di tutti gli indagati». Qualcosa è emerso, ma non si sa esattamente cosa.
C’è un terzo uomo finito in carcere per quella morte assurda: è colpeMichel Fortuna, 24 anni, sul quale secondo gli inquirenti pesano “gravi indizi di colpevolezza“. Oltre ai tre arrestati, risultano indagati i buttafuori del locale Mirò al cui interno si trovava Emanuele con la fidanzata e Franco Castagnacci, padre di Mario. Quanto raccontato nelle deposizioni spontanee dei due fratellastri potrebbe avere fornito dettagli utili proprio a chiarire meglio la posizione degli altri indagati. Il tutto mentre si attende il deposito della consulenza medico-legale richiesta dalla Procura per fare luce sugli ultimi istanti di vita di Emanuele prima che perdesse conoscenza per i colpi ricevuti aiutato solo dall’amico Gianmarco.