Dj Fabo, Cappato a processo. Lui: “Bene, processiamo la legge ingiusta”
Il gip di Milano Luigi Gargiulo ha bocciato la richiesta di archiviazione inoltrata dalla Procura di Milano nei confronti di Marco Cappato, l’esponente radicale accusato di aiuto al suicidio per la morte di Dj Fabo. Il giudice ha imposto alla Procura di formulare un’imputazione coatta, atti che precede una richiesta di rinvio a giudizio. Immediata la reazione: “È ufficiale: sarò processato per l’aiuto a Fabo. Così ha deciso oggi il giudice. Rispetto la decisione. Il processo sarà anche l’occasione per processare una legge ingiusta”. Così, su Facebook, Marco Cappato commenta la decisione del gip di Milano che obbliga la Procura a formulare un’imputazione coatta nei suoi confronti per aiuto al suicidio in riferimento alla morte di dj Fabo. Pochi giorni fa Cappato era comparso davanti al gip, che si edra preso appunto una settimana di tempo per decidere. In quell’occasione l’esponente radicale aveva dichiarato: “Oggi abbiamo rivendicato un aiuto, quello dato a Fabo, perché era un suo diritto e un nostro dovere “. Al procedimento che lo vede indagato per aiuto al suicidio per aver accompagnato in Svizzera dj Fabo dove ha potuto praticare il suicidio assistito, sia la difesa di Cappato che i pm Tiziana Siciliano e Sara Arduini avevano presentato eccezioni di legittimità costituzionale dell’articolo 580 del codice penale, quello relativo all’istigazione o all’aiuto al suicidio. La strada principale che era stata indicata sia dall’accusa che dalla difesa al gip era quella di inviare gli atti alla Consulta affinché si esprima sulla compatibilità della norma “con i principi fondamentali – avevano scritto i pm nella loro richiesta di archiviazione poi bocciata dal gip- di dignità della persona umana e di libertà dell’individuo, garantiti tanto dalla Costituzione italiana quanto dalla convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali”.