Brasile, sequestrati beni e conti al “presidente sindacalista” Lula
Il giudice che la scorsa settimana ha condannato Luiz Inacio Lula da Silva a 9 anni e mezzo di carcere, ha disposto anche il congelamento dei conti bancari e il sequestro di diversi beni, in particolare immobiliari, dell’ex presidente brasiliano. Circa 600.000 reais (165.000 euro) sono stati bloccati nei conti di Lula e tre appartamenti sequestrati, a una settimana dalla condanna per corruzione, contro la quale l’ex presidente ha fatto ricorso in appello. E’ stato inoltre ordinato il sequestro anche di due auto e di un terreno. La maxi causa giudiziaria nota come “Lava Jato” – per la quale l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva è stato condannato in primo grando a nove anni e mezzo di carcere – è considerata la più grande inchiesta contro la corruzione politica in Brasile. Decine di politici, funzionari e uomini d’affari sono accusati di aver partecipato a una rete di corruzione che ha avuto come fulcro la compagnia petrolifera semi-statale Petrobras. La procura fiscale di Paraná, nel sud del Brasile, incaricata delle indagini principali, calcola la quantità di tangenti pagate in 2 miliardi di dollari. Si stima, tuttavia, che i danni totali per Petrobras potrebbe superare i 13 miliardi di dollari. La vicenda è venuta alla luce nel marzo 2014, con una operazione avvenuta in un lavaggio di auto a Brasilia, che ha dato il nome all’inchiesta. Le indagini si sono concentrate sulla concessione fraudolenta di succulenti appalti pubblici di Petrobras alle imprese interessate, in cambio del pagamento di tangenti a politici e funzionari. Per”lava Jato” sono stati accusati finora circa 260 persone, la maggior parte per corruzione, riciclaggio di beni e associazione illecita. Circa 130 persone sono state condannate alla detenzione. Gli scandali di corruzione hanno coinvolto tutti i grandi partiti politici brasiliani, e le ramificazioni di “lava Jato” hanno scoperto reti corrotte anche all’estero.