Boeri (Inps): «Allungare l’età pensionabile penalizza i più giovani»

4 Lug 2017 13:33 - di Redazione
boeri pensionati

Tutto si può dire di Tito Boeri, il presidente dell’Inps, tranne che ami passare inosservato. Da quando c’è lui alla guida del nostro Istituto di previdenza sociale, l’Inps è diventato una sorta di contropotere, una voce ipercritica dall’indubbio impatto politico, che più di una volta ha sovrapposto la propria voce a quella del governo e, soprattutto, del Parlamento. E poiché non è la fantasia a fargli difetto, appena può Boeri si arma dati, statistiche e simulazioni per sganciare bombette polemiche con studiata nonchalanche.

Boeri: «Immigrati regolari sono una risorsa»

La più recente è proprio di queste ore e riguarda uno studio relativo al rapporto tra i contributi versati dagli immigrati e le casse dell’Inps, contenuto all’interno della Relazione annuale dell’Istituto: «Se i flussi in entrata di contribuenti extracomunitari dovessero azzerarsi – vi si legge -, in 22 anni, avremmo 73 miliardi in meno di entrate contributive e 35 miliardi in meno di prestazioni sociali destinati a immigrati, con un saldo netto negativo di 38 miliardi per le casse dell’Inps». Della serie, gli immigrati sono una risorsa per tutti, guai a chi parla di quote d’ingresso e anatema su chi dice che l’Italia stia subendo un’invasione. Boeri ha certamente ragione quando sottolinea – e per questo ha proposto al Parlamento di cambiare nome all’Inps trasformandolo in Istituto nazionale della protezione sociale – che l’ente non si limita più ad erogare pensioni ma tutto un insieme di prestazioni, dal bonus mamma ai nuovi voucher senza omettere che da settembre l’Inps attuerà le visite fiscali anche nel pubblico impiego e nel 2018 sarà l’ente concessorio del cosiddetto Reddito di inclusione, la prima misura di assistenza sociale estesa su tutto il territorio nazionale. Sono prestazioni che «disegnano una nuova missione» a carico dell’Istituto.

5,8 milioni di pensionati al di sotto dei 1000 euro

Ma Boeri ha ha una concezione estensiva delle nuove competenze e si spinge ben oltre le sue regole d’ingaggio. Plaude al governo sul Jobs act, il contratto di lavoro a tutele crescenti («ha rimosso il tappo alla crescita delle imprese sopra la soglia dei 15 dipendenti» e boccia il sindacato («paradossalmente i maggiori detrattori del salario minimo temendo che tolga spazio alla contrattazione») che si ostina a non capire come il salario minimo in Italia garantisca «il duplice vantaggio di un decentramento della contrattazione e di uno zoccolo retributivo minimo per quel crescente numero di lavoratori che sfugge alle maglie della contrattazione». Capitolo giovani: per Boeri «bloccare l’adeguamento dell’età pensionabile agli andamenti demografici non è affatto una misura a loro favore» dal momento che «scarica sui nostri figli e sui figli dei nostri figli i costi di questo mancato adeguamento». L’unica strada, a suo dire, capace di mettere i giovani in condizione di poter accedere ad una pensione dignitosa consiste nel «fiscalizzare una componente dei contributi previdenziali all’inizio della carriera lavorativa per chi viene assunto con un contratto a tempo indeterminato». Infine, i numeri sui titolari di pensioni basse: sono 5,8 milioni quanti percepiscono un assegno al di sotto dei 1000 euro,  4,15 milioni quelli che si fermano a 999 euro mese e 1,68 milioni quelli che percepiscono un assegno sotto i 500 euro al mese.

 

 

 

 

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