Usa sotto choc, morto lo studente che fu ostaggio in Corea del Nord: “Torturato”

20 Giu 2017 9:26 - di Robert Perdicchi

La notizia ha colto di sorpresa perfino Donald Trump: è morto in un ospedale dell’Ohio, Otto Warmbier, lo studente americano rilasciato dalla Corea del Nord nei giorni scorsi, dopo 17 mesi, in stato di coma con un trauma al cervello. Lo rende noto la famiglia in un comunicato diffuso dall’ospedale dell’Ohio, dove il giovane era ricoverato. La famiglia ha ringraziato l’ospedale ma ha denunciato che “sfortunatamente il terribile trattamento di torture ricevuto da nostro figlio per mano dei nordcoreani ha fatto sì che non fosse possibile altro esito di quello triste avvenuto oggi”. Lo studente dell’Università della Virgina, 22 anni, era stato arrestato il 2 gennaio 2016 per aver tentato di rubare un manifesto di propaganda prima di fare rientro a Pechino insieme al gruppo di turisti con il quale viaggiava. A marzo, in meno di un’ora, era stato giudicato e condannato a 15 anni di lavori forzati in carcere. 

Otto sarebbe morto senza mai riprendere conoscenza, ma la denuncia della famiglia è terribile: lo studente sarebbe stato sottoposto a terribili torture  per mano dei nordcoreani. Il presidente americano Donald Trump ha definito la Corea del Nord un “regime brutale” dopo aver appreso la notizia della morte di Otto.  Già nei giorni scorsi il padre del giovane aveva tenuto una conferenza stampa parlando di sevizie ai danni del figlio e non aveva lesinato critiche all’amministrazione Obama che aveva consigliato la famiglia di tenere un basso profilo nella vicenda. 

Niente più viaggi di americani in Corea del Nord

L’agenzia di viaggi Young Pioneer Tours ha intanto annunciato che non organizzerà più viaggi in Corea del Nord per cittadini americani dopo la morte del suo cliente Otto Warmbier che ha trascorso 18 mesi nelle prigioni del paese per aver tentato di un rubare un manifesto di propaganda, e che è morto ieri a Cincinnati dopo essere stato rimpatriato il 13 giugno in stato di coma. L’agenzia, una delle poche ad organizzare viaggi in Corea del Nord, dove propone in particolare percorsi in bicicletta o immersioni, ha motivato la sua decisione, in un comunicato sul suo profilo Facebook sostenendendo che, dopo l’accaduto, “il rischio per gli americani nel Paese è troppo alto”.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *