Russia, arrestato l’oppositore Navalny. Fermate centinaia di persone durante le proteste
L’oppositore russo Aleksei Navalny è stato arrestato dalla polizia nell’ingresso del condominio in cui abita a Mosca, mezz’ora prima dell’inizio della protesta che ha organizzato nella capitale, così come in decine di altre città del paese. L’annuncio è stato fatto dalla moglie Yulia in un tweet in cui precisa che il marito “mi ha chiesto di dirvi che i programmi per oggi non sono cambiati”. Confermato quindi il percorso della manifestazione sulla centralissima Tverskaya. Non solo: negli uffici di Mosca della Fondazione contro la corruzione di Navalny da cui venivano rilanciate sui social le immagini delle manifestazioni, oltre 200, contro la corruzione organizzate in tutto il paese, a un certo punto è saltata l’energia elettrica. Lo ha denunciato lo stretto collaboratore dell’oppositore Leonid Volkov.
I fermi durante le proteste sono stati centinaia. A Mosca i fermi sono stati 731: le autorità locali avevano autorizzato le persone solo a una “passeggiata” lungo la affollata, e pedonalizzata, Tverskaya, dove oggi erano in programma festeggiamenti e ricostruzione di episodi della storia del paese (fra cui blocchi con sacchi di sabbia e barriere), anticipando arresti se fossero comparsi slogan o bandiere. Altre 137 persone sono state fermate a San Pietroburgo: fra loro numerosi minorenni, protagonisti di questa nuova stagione di proteste in Russia. Almeno altri quattro manifestanti sono stati fermati a Blagoveshchensk, nell’estremo oriente russo. Scontri fra polizia e manifestanti sono stati registrati a Vladivostok, dove sono una ventina gli oppositori fermati.
Bersaglio dei manifestanti il presidente Vladimir Putin che, alle elezioni presidenziali del prossimo marzo, potrebbe ripresentarsi per un quarto mandato al Cremlino. I giovani scesi in piazza hanno scandito slogan come “Russia senza Putin” che avevano caratterizzato la precedente ondata di dissenso, fra il 2011 e il 2012. In occasione della manifestazione dello scorso 26 marzo che ha segnato il ritorno delle proteste di piazza l’attenzione dei partecipanti si era concentrata contro la corruzione e contro il premier Dmitry Medvedev, obiettivo dell’inchiesta di Aleksei Navalny.