Raggi rinviata a giudizio? Anche Di Maio la blinda: «Resterà dov’è»

1 Giu 2017 12:34 - di Valeria Gelsi
raggi

Lo aveva già detto lei, ora lo certifica Luigi Di Maio: anche se sarà rinviata a giudizio, Virginia Raggi non si dimetterà. Il M5s, dunque, prosegue spedito sulla strada del garantismo ad personam, inaugurata con le modifiche al codice etico del movimento. Modifiche che, dopo le fortune costruite al grido di «onestà», furono varate proprio poco prima che il sindaco della Capitale ricevesse l’avviso di garanzia per la vicenda Marra. 

Il garantismo ad personam del M5s

«Abbiamo sempre detto: la giustizia faccia il suo corso. Oltre alla decisione dei giudici, ci sono i principi morali, etici e di opportunità politica di cui bisogna tener conto di volta in volta», ha detto Di Maio, nell’ambito di una lunga intervista a Repubblica. «Un politico accusato di fatti gravi, come la corruzione, davanti a elementi sostanziali deve fare un passo indietro anche con un semplice avviso di garanzia e molto prima che arrivi una sentenza. Questo vale per gli altri partiti come per noi», ha proseguito l’aspirante premier Cinquestelle, precisando però che «un avviso di garanzia per un atto dovuto è una cosa diversa».

Raggi indagata per abuso d’ufficio

L’«atto dovuto» è il benestare della Raggi alla nomina del fratello di Raffaele Marra, Renato, a capo dell’ufficio turismo del Campidoglio e quella di Salvatore Romeo a capo della sua segreteria. Incarichi che i beneficiari non potevano ricoprire e che invece ottennero lo stesso. Per questo Raggi è indagata per abuso d’ufficio. Per un movimento che ha fatto del rispetto delle procedure un punto su cui non si transige, tanto da far saltare in suo nome bandi e manifestazioni storiche (si pensi alla Befana di piazza Navona o al Farmer’s market del Circo Massimo, solo per fare due esempi di ordinaria amministrazione), la faccenda ha evidenti risvolti sia amministrativi sia politici. Per Di Maio, però, «in questo caso stiamo parlando di una firma sotto a un foglio e nel caso specifico è ovvio che si indaghi». E nessuno si azzardi a parlare di «doppia morale», come ha fatto il giornalista che lo intervistava. L’unica doppia morale «è quella di Renzi», aveva risposto Di Maio cercando di dribblare la domanda sulla Raggi, tanto che il cronista poi è stato costretto a ricordargli: «Non ha risposto sulla Raggi», ottenendo in cambio quella controfirma al fatto che non ci saranno dimissioni neanche in caso di rinvio a giudizio.

 

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