E ora, per sfondare anche al Sud, occorre puntare sulla destra

26 Giu 2017 13:30 - di Lando Chiarini
centrodestra

Lungi da noi l’idea di voler rovinare la festa: il centrodestra ha stravinto – nel caso di Genova, La Spezia, Pistoia, L’Aquila e Sesto San Giovanni, per il loro alto valore simbolico, non sarebbe esagerato parlare di trionfi – ma è un successo che, con la sola eccezione di Catanzaro dove ha vinto ancora una volta il forzista Sergio Abramo, non riguarda il Sud. Qui i ballottaggi, al netto della già citata Catanzaro, interessavano solo tre città importanti (Palermo ha risolto tutto al primo turno con la riconferma di Leoluca Orlando): Trapani, Taranto e Lecce. La prima è finita addirittura commissaria per mancanza di quorum, mentre nelle altre due ha vinto la sinistra. Se per Taranto è una conferma, per Lecce si tratta di novità assoluta, visto che da sempre il capoluogo salentino è una roccaforte moderata. Perderla è certamente una secca battuta d’arresto. Stesso scenario se ci spostiamo in Campania. Qui non c’erano città rinomate al voto, ma comuni dell’area metropolitana di Napoli spesso più popolosi di un capoluogo di provincia: ebbene, il centrodestra non se n’è aggiudicato neppure uno. Si potrà obiettare che alle elezioni amministrative sono i personalismi e i localizzi a farla da padrone. Vero, ma lo stesso andrebbe rimarcato anche dove si è vinto. In realtà esiste un filo conduttore che lascia intravedere nel successo del centrodestra un indizio e un inizio di riscossa politica dopo una lunga quaresima elettorale. Proprio per questo, va inquadrata la non-vittoria al Sud della stessa coalizione. Soprattutto per due ragioni. La prima: il Sud ha funzionato spesso da serbatoio di riserva di Forza Italia (l’ultima volta alle elezioni europee del 2014); la seconda: la presenza nella coalizione della Lega Nord, che per quanti sforzi (apprezzabili) faccia Salvini, viene tuttora avvertita come una presenza ostile. Si dirà che la Lega c’era anche prima, in versione addirittura secessionista, ma questo non impediva al centrodestra di prevalere. È vero, ma è altrettanto vero che allora a bilanciare Bossi provvedeva soprattutto Alleanza Nazionale, stabilmente attestata su percentuali a due cifre con punte di consenso molto elevato proprio nel Centro-sud. Ricostruire, su basi nuove, quel bilanciamento è il vero obiettivo del centrodestra al Sud. Nessuno più e meglio di Giorgia Meloni può centrarlo.

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