Mps verso il processo che i pm non volevano. Dalla Ue ok all’aiuto di Stato ma…
Viaggia a vele spiegate verso il processo l’indagine, chiusa ieri, su Banca Mps e che i pm volevano, invece, archiviare.
Proprio nel giorno in cui la commissaria europea alla Concorrenza Margrethe Vestager e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan raggiungono «un accordo di principio sul piano di ristrutturazione di Mps, per consentire la ricapitalizzazione della banca, in linea con le regole Ue», sia pure con molti se e altrettanti ma, la Procura di Milano chiude le indagini sulla Banca indagata in base alla legge 231 che prevede la responsabilità delle società.
La vicenda giudiziaria si iscrive nell’ambito dell’inchiesta che coinvolge anche gli ex-vertici Fabrizio Viola e Alessandro Profumo e la chiusura delle indagini arriva dopo che, nei mesi scorsi, i pm Giordano Baggio, Mauro Clerici e Stefano Civardi avevano chiesto l’archiviazione per la banca, ma il sostituto procuratore generale Felice Isnardi, aveva, invece, deciso di “riaprire” il fascicolo, disponendo anche una perizia sui derivati Alexandria e Santorini.
Al termine dei suoi accertamenti, il Pg ha rimandato gli atti ai pm che ora chiudono il fascicolo, atto che generalmente precede la richiesta di processo.
Il 15 maggio scorso i pm hanno chiesto il rinvio a giudizio per tre indagati, Alessandro Profumo, Fabrizio Viola e Paolo Salvadori per i quali, lo scorso aprile, il gip Livio Cristofano ha respinto l’istanza di archiviazione che era stata formulata dalla Procura a settembre 2016, dopo la trasmissione del fine luglio precedente degli atti da Siena.
Il gip ha archiviato soltanto alcune posizioni minori e ha disposto l’imputazione coatta per Profumo, Viola e Salvadori.
Per quanto riguarda la posizione della banca, invece, è stata la Procura generale a decidere di effettuare nuovi accertamenti.
In particolare, il Pg Felice Isnardi ha disposto una nuova perizia sulla contabilizzazione dei derivati Santorini e Alexandria sui bilanci dell’istituto senese tra il 2012 e il 2015.
Dopo la decisione di formulare un’imputazione coatta per i tre ex-vertici indagati, gli inquirenti hanno deciso di revocare la richiesta di archiviazione per l’istituto. Gli atti sulla banca sono così tornati negli uffici del quarto piano della Procura e ieri i pm hanno notificato l’avviso di conclusione delle indagini che prelude alla richiesta di processo.
E’ probabile che nell’udienza preliminare del 5 luglio prossimo i magistrati milanesi chiederanno un rinvio per riunificare davanti allo stesso gup la posizione della banca con quelle dei tre indagati persone fisiche.
E, intanto, come detto, il piano di salvataggio di Stato per consentire la ricapitalizzazione della banca, in linea con le regole europee trova un principio di accordo con la Ue, sia pure condizionato.
Eccoli, dunque, i paletti che la Commissione Europea pone all’Italia per dare il via libera definitivo. Primo: l’ok è condizionato «alla conferma, in parallelo, da parte della vigilanza Bce che la banca è solvente e soddisfa i requisiti di capitale. Secondo: l’Italia dovrà ottenere «la conferma formale da parte degli investitori privati che rileveranno il portafoglio di crediti deteriorati». Terza questione sul tappeto: nell’ambito del piano di ristrutturazione, Mps dovrà adottare una serie di misure volte a incrementarne l’efficienza «in misura sostanziale», specifica la Commissione Europea. E, fra queste, un «tetto massimo salariale» che coprirà il pacchetto complessivo della remunerazione del management di alto grado, come richiesto dalle regole sugli aiuti di Stato. E questo tetto non potrà superare di dieci volte il salario medio dei dipendenti della banca.