Medico e inseminatore “seriale”, l’accusa: è padre di decine di bimbi

2 Giu 2017 20:19 - di Redazione

 Medico e inseminatore “seriale”.  Jan Karbaat, medico olandese, tra gli anni ’80 e ’90 gestiva una delle cliniche di fertilizzazioni più grandi in Olanda tanto da autodefinirsi un «pioniere nel campo della fertilizzazione». Come racconta il Corriere della Sera però pare aver  abusato del  suo “potere”.

Medico e inseminatore “seriale”:  il caso

Il caso è scoppiato quando 23 genitori e figli hanno citato in tribunale la clinica per casi sospetti: il figlio di una cliente è nato con occhi marroni, nonostante la madre avesse scelto un donatore con occhi azzurri; in un altro caso, il figlio assomigliava visivamente al medico. Situazioni che hanno spinto le famiglie a rivolgersi a un avvocato, anche perché alcune donne hanno raccontato che Karbaat, pochi istanti prima dell’operazione, era solito assentarsi, spiegando di voler prendere “seme fresco” in una stanza vicina. Un elemento in più che – a distanza di anni e viste le somiglianze – ha insospettito le donne. La clinica, si legge ancora sul Corriere della Sera, era già stata chiusa nel 2009 perché il dottore era sospettato di aver falsificato dati, analisi e descrizioni dei donatori e superato il numero consentito di (massimo) sei bambini per donatore. Il tribunale ora ha disposto ulteriori test del Dna motivando le analisi come un «diritto fondamentale per capire da dove una persona proviene. È una questione di identità e aiuta ciascun individuo a formare la propria personalità».

Il medico si era rifiutato di sottoporsi all’esame del Dna

Il medico, riporta ancora il Corriere della Sera, è morto nel mese di aprile essendosi sempre rifiutato di sottoporsi all’esame del Dna, ma per lui lo ha fatto il figlio: le analisi effettuate hanno stabilito che Jan Karbaat potrebbe essere il padre di almeno diciannove bambini nati nella clinica. Ma il numero di «figli» del medico potrebbero essere molti di più. «Karbaat riteneva di essere in ottima salute e intelligente. E pensava di poter donare i propri geni al mondo» ha raccontato una testimone.

 
 

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