Ius soli, arriva l’ennesimo voltafaccia di Alfano: «Al Senato pronti a votare sì»
Un repentino cambio di marcia. Angelino Alfano, che non è nuovo a piroette improvvise per restare in sella, ha cambiato idea sullo ius soli e assicura il via libera di Alternativa popolare alla legge sulla cittadinanza che sta infiammando il dibattito politico. Soltanto due giorni fa il ministro della Difesa aveva espresso “fortissime” perplessità sul provvedimento che prevede la cittadinanza automatica per i figli degli immigrati.
Alfano dice sì allo ius soli
«Per me la priorità è la legittima difesa», aveva detto chiedendo il rinvio dell’iter della legge. E su questo era stato molto chiaro con il Nazareno: «Chiediamo al Partito democratico di valutare se è una buona idea procedere in questo momento, e se il loro senso di opportunità chiede di procedere in questo momento e con questa urgenza», diceva Alfano per stoppare la fretta di Gentiloni. Poi l’improvvisa conversione annunciata pubblicamente per dare l’ultimo aiutino alla maggioranza di governo e salvarsi la prestigiosa poltrona.
La stampella centrista del Pd
Interpellato dai giornalisti il titolare della Farnesina ha riconosciuto che «il tema dello ius soli risponde a una domanda esistente», anche se ha precisato che personalmente sarebbe più a favore di uno ius cultura. Filosofia a parte, il dato è tratto e i centristi si preparano a fare da stampella alla sinistra. «Quando il provvedimento arriverà all’esame finale del Senato chiederò al mio partito che si voti per il sì, proponendo comunque dei correttivi», annuncia Alfano. Da ministro dell’Interno però non aveva risparmiato critiche pesantissime allo ius soli attaccando la sinistra «che crede che la priorità siano lo ius soli o altre amenità» e giurando solennemente che il suo partito non era disposto a scherzare «sulla sicurezza degli italiani perché i cittadini devono sentirsi sicuri nelle loro case, per le strade delle loro città» Soltanto lo scorso febbraio, quando il Pd aveva tirato fuori dal cassetto il ddl arenato in Senato, prospettando anche il voto di fiducia se necessario, Alfano aveva tuonato contro la provocazione inaccettabile accusando Renzi di voler creare problemi a Gentiloni.