Il ritorno di Mamma Ebe. Prometteva fertilità a una donna con una pomata: denunciata
Credeva in quella donna, nella Santona già al centro di denunce, inchieste e condanne, una signora che tutti ricordano come Mamma Ebe. Un “discepolo” della guaritrice, convinto che Mamma Ebe fosse stata incompresa dalla giustizia italiana e dall’opinione pubblica e che solo alla sua morte si sarebbero riconosciuti i suoi miracoli, costringeva una donna di 37 anni a sottoporsi ai trattamenti per la fertilità della santona. La donna ha raccontato alla polizia che tutto ebbe inizio alla fine del 2014, quando Mamma Ebe uscì di prigione. Il trattamento comincio’ con l’imposizione delle mani sul ventre, seguita poi dall’applicazione di una pomata arancione. Le indagini della polizia, che hanno portato alla nuova denuncia per la santona, hanno accertato che la pomata applicata sulla 37enne era un farmaco indicato nei casi di distorsioni e lombaggini per alleviare dolori e, se somministrata per usi non consentiti e in sovradosaggio, poteva comportare gravi rischi e anche disturbi neurologici, come convulsioni, in neonati e bambini. Il trattamento ha provocato alla donna una perdurante forma di irritazione cutanea e delle lesioni sul basso ventre dove veniva spalmato l’unguento.
La pomata “miracolosa” che usava Mamma Ebe
I trattamenti avrebbero dovuto essere solo cinque, per sfiammare le tube, sosteneva Mamma Ebe. La donna, costretta dal marito – convinto dalla santona che la fecondazione assistita avrebbe fatto nascere bambini con problemi mentali -, in un primo momento, per salvare il matrimonio, ha rinunciato alle cure mediche e alle pratiche di adozione poi, però, si sarebbe decisa a lasciare il coniuge nel 2016, dopo aver capito che i trattamenti sarebbero continuati e che la vita della coppia veniva ormai indirizzata da Mamma Ebe. Il marito era arrivato anche a minacciare la donna di farle perdere il lavoro, se non avesse proseguito le cure. Mamma Ebe attualmente si trovava nella sua casa di San Ermete di Sant’Arcangelo agli arresti domiciliari. La ‘carriera’ dell’anziana, soprannominata la ‘santona di Carpineta’, in passato fondatrice dell”Ordine di Gesù Misericordioso’, mai riconosciuto, risale agli anni 80: un ‘attività, nonostante le varie condanne, continuata fino ad oggi, con incontri su appuntamento. La vittima 37enne ha raccontato, infatti, che gli adepti di Mamma Ebe erano numerosi, così come accertato dalla stessa polizia nel corso di un controllo domiciliare. La santona continuava dunque a svolgere la propria attività, nonostante fosse ai domiciliari dal dicembre 2014, e pur essendo stata condannata in via definitiva a 4 anni di reclusione per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e all’esercizio abusivo della professione medica.