Sconto di pena perché l’omicida è stata in una cella troppo piccola
Per 1.380 giorni di detenzione a Modena Catia Caliti, condannata in via definitiva a 16 anni per l’omicidio del padre, ha avuto a disposizione in cella uno spazio inferiore ai tre metri quadri, in violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che proibisce il trattamento disumano o degradante. È il motivo per cui l’ufficio di Sorveglianza di Bologna, accogliendo il reclamo del suo difensore, il penalista Savino Lupo, ha disposto uno sconto di pena di oltre quattro mesi e mezzo: 138 giorni, un giorno ogni dieci in cui ha subito il pregiudizio.
Catia Caliti, 55 anni, è in carcere dal 22 febbraio 2010, quando fu arrestata per avere ucciso il padre 88enne a Carpi. Dalla relazione dell’istituto penitenziario di Modena è stata constatata dal giudice la violazione dello spazio fruibile individuale per i periodi in cui è stata in celle troppe piccole e condivise con una o due detenute. Dal gennaio 2014 è stata trasferita nel carcere di Bologna, dove non sono emerse irregolarità.
Chi è Catia Caliti: ha ucciso il padre per motivi economici
A Bologna infatti Caliti ha condiviso la cella al massimo con un’altra detenuta e ha fruito del sistema ‘a celle aperte’: ha potuto cioè trascorrere fuori dalla camera di sicurezza almeno nove ore al giorno. Caliti fu arrestata dalla polizia una decina di giorni dopo l’omicidio, incastrata dalle macchie di sangue del padre Guido, trovate su una sua giacca. Il movente individuato fu economico. In primo grado fu condannata a 30 anni, ridotti a 16 in appello con il riconoscimento di tutte le attenuanti, pena poi confermata in Cassazione. A questo punto è ampiamente oltre metà pena e potrebbe in teoria essere ammessa al lavoro esterno. Negli scorsi mesi ha beneficiato di permessi premio e lavora all’interno del carcere.