Gender a scuola, le famiglie vanno in piazza: «Vogliamo il diritto di dire no»

16 Giu 2017 17:20 - di Viola Longo
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Primo: informare i genitori. Secondo: dare loro la possibilità di dire no. È quanto chiedono le associazioni a difesa della famiglia al ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, in merito ai progetti educativi “gender” nelle scuole italiane

La manifestazione al ministero dell’Istruzione

La richiesta sarà portata “direttamente” alla Fedeli, sabato 17, alle 10.30, con una manifestazione davanti al ministero, promossa dall’associazione ProVita in collaborazione con NonSiToccaLaFamiglia, Articolo 26 e Generazione Famiglia, che puntano l’indice anche contro i progetti di sessualizzazione precoce previsti per le scuole italiane. «Di fronte all’inadeguatezza delle scelte del Miur davanti alla diffusione di iniziative e progetti educativi “gender” a scuola, ProVita intende rappresentare e difendere le posizioni di tutti quei genitori che vogliono tutelare i propri figli di fronte a un tema così delicato come quello dell’identità sessuale dell’individuo», ha spiegato il presidente dell’associazione Toni Brandi.

Le famiglie contro il gender a scuola

«Abbiamo due richieste da fare al Miur e al ministro Fedeli, la prima è la formalizzazione a livello normativo del consenso informato e preventivo richiesto ai genitori da parte delle scuole», ha spiegato ancora Brandi, precisando che la seconda richiesta «è che vengano istituite attività alternative ai progetti scolastici per cui i genitori avranno espresso dissenso e l’impegno di estendere la collaborazione della scuola con tutte le associazioni di genitori». ProVita e le altre associazioni parlano di «una battaglia fondamentale», sottolineando che nelle scuole italiane si vedono aumentare il numero di progetti “gender”, ultimi i casi di Bologna e Modena. «Questi progetti, introdotti con il pretesto di combattere discriminazioni, bullismo e violenza, promuovono in realtà la prevalenza dell’identità di genere sul sesso biologico e la sessualizzazione precoce dei bambini, portando avanti un processo di decostruzione di ogni comportamento o ruolo tipicamente maschile o femminile».

 

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