Donna uccisa dall’attore drogato, il centrodestra: fermiamo le canne libere
Era drogato, fumato, faceva uso di cannabis da anni, gli era stata sospesa e poi ritirata la patente, quella notte guidava fatto, annebbiato. Domenico Diele, attore molto conosciuto, protagonista di fiction e film di successo, l’altra notte s’è rovinato la vita, ha stroncato quella di una donna, travolta dalla sua auto mentre era a bordo del suo scooter, Ilaria Dilillo, 48 anni, all’uscita dell’autostrada di Montecorvino Pugliano, nel Salernitano.
Ma la sua vicenda non è casuale: è la conferma che la canna libera, la liberalizzazione dell’hashish e comunque qualsiasi teoria sull’uso disinvolto delle droghe cosiddette leggere, è un insulto al buon senso, anche quando a esprimere questa teoria del “lasciar vendere per sottrarre proventi ai clan” è un uomo autorevole e di grande ragionevolezza come il procuratore nazionale Antimafia Franco Roberti.
Ma chi fa uso disinvolto di spinelli, mariujana e hashish, per non parlare di altro, è sempre un pericolo pubblico per se e per gli altri, lo dimostra il caso di Domenico Diele, di cui è accertata la dipendenza, anche dalle canne. L’attore, senese di origini, ma che da tempo viveva Roma, volto emergente del cinema e della fiction che ha recitato anche in “Don Matteo” e “1992”, si trovava nel salernitano per le riprese del film “Una vita spericolata” del regista Marco Ponti.
La canna libera, l’attore e la destra: Gasparri attacca
“L’uomo, attore di fiction, che nel salernitano ha investito e ucciso una donna, è risultato positivo si cannabinoidi e agli oppiacei. Sembra poi che avesse la patente sospesa perché trovato già in passato alla guida sotto l’effetto degli
stupefacenti. Segnaliamo questo caso, solo l’ultimo di una lunga serie, a tutti coloro che ancora insistono con la legalizzazione della cannabis. La droga fa male, tutta”, attacca il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, a sostegno della tradizionale posizione anti-proibizionista della destra italiana. “Non c’è distinzione -aggiunge- tra leggere e pesanti. Chi entra nel tunnel degli stupefacenti difficilmente ne esce e il più delle volte finisce nel far male a sè e agli altri. La droga è morte. Aprano bene gli occhi soprattutto certi magistrati alla Roberti che diffondono tesi sbagliate e false. Legalizzare la cannabis non serve a combattere la malavita perché i maggiori profitti li traggono da altre sostanze sintetiche. Senza considerare che i maggiori consumatori sono purtroppo minorenni comunque esclusi dagli effetti di una legge scellerata che il partito di ‘Repubblica’ con l’avallo di procuratori incompetenti in materia vorrebbe approvare”.