Crisi banche venete, Intesa Sanpaolo detta le condizioni per l’acquisto
Sembra sbloccarsi l’impasse sulle banche venete. Il cda di Intesa SanPaolo, ha infatti deliberato in queste stesse ore, con voto unanime, «la disponibilità all’acquisto di certe attività e passività e certi rapporti giuridici facenti capo a Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca».La disponibilità, dunque, c’è «purché – si legge nel comunicato – a condizioni e termini che garantiscano, anche sul piano normativo e regolamentare, la totale neutralità dell’operazione rispetto al Common Equity Tier 1 ratio e alla dividend policy del Gruppo Intesa Sanpaolo». La disponibilità di Intesa Sanpaolo ad acquistare attività e passività delle banche venete «esclude» aumenti di capitale a carico del gruppo bancario e l’operazione «avverrà a fronte di un corrispettivo simbolico», che sarà probabilmente di un euro.
Intesa San Paolo esclude aumenti di capitale
Sostanzialmente due le condizioni dettate da Intesa per giungere all’accordo: creazione di una good bank dei due istituti previa tracciatura di un perimetro che escluda «i crediti deteriorati (sofferenze, inadempienze probabili e esposizioni scadute), i crediti in bonis ad alto rischio e le obbligazioni subordinate emesse, nonché partecipazioni e altri rapporti giuridici considerati non funzionali all’acquisizione»; «incondizionato placet di ogni autorità competente anche con riferimento alla relativa cornice legislativa e regolamentare».
È legge la Commissione d’inchiesta sulle banche
Sempre sul fronte banche, ma di tutt’altro segno la notizia che arriva da Montecitorio, dove la Camera ha dato il definitivo via libera con 426 voti a favore e solo tre astensioni, al testo che istituisce la Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, già approvata dal Senato. «Il via libera di oggi – ha commentato Fabio Rampelli di FdI-An – è tardivo ma ci batteremo affinché nei pochi mesi di attività possano emergere gli intrecci, lunghi oltre un secolo, tra banche, partiti e loro famigli, rendendo pubblici gli elenchi dei grandi “insolventi” cui sono stati concessi prestiti milionari senza che mai rientrassero nelle casse degli istituti». Per Renato Brunetta, di Forza Italia, la Commissione «è innanzitutto una risposta democratica alla gente, alle famiglie e alle imprese che si trovano spiazzate e confuse di fronte alle notizie quotidiane, rispetto alle chiusure, ai crack, ai fallimenti, a terminologie esoteriche – bail in, bail out – rispetto a termini esoterici, ipocriti».