Ci sono almeno 40mila bambini tra gli ostaggi dell’Isis a Raqqa, in Siria

9 Giu 2017 16:51 - di Redazione

Sono 40mila i bambini in pericolo a causa dei combattimenti in corso a Raqqa, la capitale de facto dello Stato Islamico nel nord della Siria. Lo ha dichiarato il direttore regionale dell’Unicef nel Nord Africa e in Medio Oriente. ”Le terribili violenze nella città di Raqqa stanno mettendo in pericolo le vite dei bambini. L’Unicef ha ricevuto notizie allarmanti di almeno 25 bambini uccisi e di molti altri feriti nella città di al-Raqqa”, ha dichiarato. L’Unicef stima che siano ”circa 40mila i bambini ancora intrappolati nella città in condizioni estremamente pericolose. Molti sono bloccati dagli scontri. Sono state riportate notizie di attacchi contro ospedali e scuole. Tutti coloro che tentano di scappare rischiano di essere uccisi o feriti”. L’Unicef mette poi in evidenza come ”i bambini sono privati della maggior parte dei beni di base e salva vita. A causa delle violenze e dell’accesso limitato dal 2013 le persone ad al-Raqqa hanno ricevuto pochi aiuti. I combattimenti hanno causato sfollamenti di massa: circa 80mila bambini sono sfollati interni e vivono in rifugi di fortuna e campi per sfollati”. Intanto, come si legge in un comunicato, l’Unicef sta ”trasportando 975mila litri di acqua al giorno per circa 120mila persone sfollate interne nei campi nei governatorati di Raqqa e Hassakeh, vaccinando 58.100 bambini sotto i 5 anni contro la polio e altre malattie, distribuendo 11.260 zaini scolastici ai bambini nei campi e nelle comunità ospitanti a nord di Raqqa e predisponendo spazi per l’apprendimento per 3.100 bambini, distribuendo abiti per bambini e garantendo sostengo psicosociale di emergenza per aiutare i bambini ad affrontare i traumi che hanno vissuto”. Si apprende poi che sarebbero 653 i civili che hanno perso la vita a Raqqa e nel suo Rif dal 15 marzo ad oggi a causa del fatto che i terroristi islamici utilizzano i civili come scudi umani nel corso dei raid della Coalizione internazionale a guida Usa e dei bombardamenti dell’artiglieria delle milizie curde Ypg.

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