Caso Englaro, Consiglio di Stato: Regione Lombardia risarcisca danni
Il Consiglio di Stato riconosce il risarcimento a Beppino Englaro da parte della Regione Lombardia che non si fece carico del ricovero della figlia Eluana in una struttura sanitaria pubblica. E’ quanto si legge nella sentenza di 56 pagine che ripercorre la lunga vicenda, al centro di una battaglia non sono giudiziaria. Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (sezione terza), respinge l’appello della Regione Lombardia e conferma la sentenza impugnata dopo la pronuncia del Tar, condannando nuovamente l’ente al risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale. L’amministrazione sanitaria regionale, “avrebbe dovuto, in ossequio ai principi di legalità, buon andamento, imparzialità e correttezza, indicare la struttura sanitaria dotata dei requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi, tali da renderla ‘confacente’ agli interventi e alle prestazioni strumentali all’esercizio della libertà costituzionale di rifiutare le cure” senza costringere il trasferimento in una struttura privata a Udine dove Eluana è morta il 9 febbraio 2009. I giudici hanno rilevato che il diritto di rifiutare le cure, riconosciuto ad Eluana Englaro dalla Corte di Cassazione, e, in sede di rinvio, dalla Corte di appello di Milano, “è un diritto di libertà assoluto, efficace erga omnes. Pertanto, si tratta di una posizione giuridica che può essere fatta valere nei confronti di chiunque intrattenga il rapporto di cura con la persona, sia nell’ambito di strutture sanitarie pubbliche che di soggetti privati”. La Regione Lombardia, dopo 17 anni di cure a Eluana, “era tenuta a continuare a fornirle la propria prestazione sanitaria, anche se in modo diverso rispetto al passato, dando doverosa attuazione alla volontà espressa dalla stessa persona assistita, nell’esercizio del proprio diritto fondamentale all’autodeterminazione terapeutica”. Pertanto, visto che l’atteggiamento della Regione Lombardia ha causato un danno alla famiglia Englaro il risarcimento del danno non muta “ed è pari alla somma complessiva di 132.965,78 euro, oltre accessori, di cui 12.965,78 a titolo di danno patrimoniale (oltre agli interessi legali dal momento dell’esborso e fino alla data di pubblicazione della sentenza) e di 120.000 a titolo di danno non patrimoniale con l’aggiunta di interessi e rivalutazione”.