Cappato emula Pannella e distribuisce droga: bloccato dalla polizia

27 Giu 2017 19:54 - di Redazione

La polizia è intervenuta oggi a Milano per impedire che il tesoriere di Associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, cedesse cannabis, in violazione dell’articolo 73 del Testo unico stupefacenti, a due malati lombardi muniti di regolare prescrizione. Davanti al Consiglio regionale lombardo era presente anche Barbara Bonvicini, segretaria dell’Associazione Enzo Tortora-Radicali Milano. Le dosi in possesso di Cappato – riferisce l’Associazione Coscioni – sono state immediatamente sequestrate dalla Digos, che gli ha notificato il verbale di avvio alle indagini e di sequestro. Il sequestro riguarda un totale di 8 grammi lasciato 2 mesi fa da Davide Trentini, il paziente affetto da sclerosi multipla in cura presso la Asl di Massa, prima di recarsi in Svizzera per ricevere assistenza alla morte volontaria accompagnato da Mina Welby, co-presidente dell’Associazione. L’indagine della Procura di Massa nei confronti di Welby e Cappato è ancora in corso. “Sono ormai 13 mesi che il termine per la discussione della nostra proposta è scaduto e che Regione Lombardia viola dunque la propria stessa legalità – afferma Cappato – Nel frattempo, sono numerosi i malati lombardi che non riescono ad accedere ai prodotti a base di cannabis a loro prescritti dai medici. Alla scarsa reperibilità dei farmaci si aggiunge l’impossibilità, per i pazienti lombardi, di ricevere il rimborso dal Servizio sanitario regionale, come invece previsto dal decreto Lorenzin, proprio a causa dell’assenza di una legge come quella proposta da oltre 6 mila cittadini su iniziativa del Comitato Cannabis terapeutica Lombardia”. “Il Consiglio regionale della Lombardia – incalza Cappato – continua a violare la legge regionale che obbliga a trattare come primo punto all’ordine del giorno la proposta di legge di iniziativa popolare per la cannabis terapeutica. Questo costringe spesso i malati a rivolgersi al mercato illegale, sostenendo costi elevatissimi per fruire di prodotti di qualità incerta”. “Mi sono scusato con il personale delle forze dell’ordine per il tempo tolto al prezioso lavoro -precisa- ma ho anche spiegato loro che il nostro obiettivo è che in futuro non si debbano più occupare di questo genere di reati. Basti pensare che quasi un detenuto su due in Italia, come racconta il Libro bianco sulla legge Fini-Giovanardi diffuso ieri insieme al Cartello di Genova, è attualmente in carcere come conseguenza di un sistema repressivo che incrementa i rischi per la salute, sovraffolla le carceri e aumenta le spese per i contribuenti”. L’azione di disobbedienza civile – conclude la nota – ha avuto anche l’obiettivo di richiamare il Parlamento nazionale a discutere la proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione della cannabis presentata da Radicali italiani, Associazione Luca Coscioni e numerose associazioni, e di sostenere l’allarme lanciato da Rita Bernardini – ancora ricoverata per la sua lotta nonviolenta, e alla quale sono andati gli auguri di pronta guarigione – sulla mancata disponibilità del farmaco a base di cannabis Bediol.

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