Bambino strappato dalle braccia dei suoi cari: il video choc diventa virale
Urla, pianto a dirotto. È straziante il video di un bambino strappato dalle braccia dei suoi cari dai servizi sociali. «Non voglio andare… non mi tenete con forza. No, vi prego non mi portate via…», grida il bambino. E ancora: «Papà scusami, ti chiedo perdono, non ti lascio… io voglio stare con te… ». «Amore io ti verrò a cercare, non ti preoccupare…», risponde il papà. «Tu mi cercherai vero?», urla ancora il bambino. Nel video si sentono le voci della nonna e del padre di sottofondo che cercano di tranquillizzarlo. Poi uno sportello d’auto che si chiude e la macchina che va via.
Bambino strappato ai suoi cari, la denuncia
Il caso è stato denunciato dal Comitato dei cittadini per i diritti umani. La vicenda nasce da una separazione conflittuale. Il Tribunale di Tempio di Pausania, si legge nel sito Ccdu, ha rigettato la richiesta di un padre di riportare suo figlio a casa, nonostante il trauma e i disagi causati dalla lontananza dalla famiglia. Secondo i giudici, il ragazzo: «Dopo un primo momento di timidezza e disorientamento si è gradualmente adattato alla nuova situazione, riuscendo a socializzare e a rapportarsi in modo adeguato sia con gli operatori sia con gli altri minori ospiti». Ma le cose, si legge nel sito Ccdu, non stanno realmente così. Un video mostra che il bambino è stato portato via in modo drammatico. Il bambino, si legge ancora, è stato tolto al suo papà in base a una perizia. Il giudice, riporta ancora il sito, si è rivolto a un perito che ha scritto di aver «potuto rilevare contaminazione e condizionamento del pensiero del piccolo da alienazione genitoriale con sentimenti di rifiuto, rabbia, aggressività verso la figura materna e l’ambiente di vita pregresso che il minore esprime come “pensatore indipendente”». A quel punto il bambino è stato portato via dai servizi sociali. Il papà si è mosso, ha presentato una richiesta al Tribunale dei Minorenni di Cagliari. Secondo Paolo Roat, responsabile nazionale tutela minori del Ccdu Onlus, «siamo di fronte all’ennesimo caso in cui un tribunale decide sulla base di quanto sostenuto dal consulente senza alcuna reale istruttoria. Le vittime di questo appiattimento sulle perizie psichiatriche sono i bambini. Ci auguriamo che questo bambino possa ottenere verità e giustizia, e che si ponga fine all’esclusivo affidamento sulle perizie psichiatriche/psicologiche – per loro natura soggettive e opinabili – e si ribadisca la necessità per il giudice di riappropriarsi del suo ruolo di perito dei periti». E ora nell’interesse del piccolo, l’avvocato del padre ha inviato una richiesta formale volta a trovare un accordo con la mamma per il bene del bambino.