Scintille Trump-Michelle Obama: cibo sano a scuola? Finisce nella pattumiera

13 Mag 2017 9:37 - di Bianca Conte

Non è per questioni di politica estera. Non è per linee guida di natura economica. E non è neppure per la politica anti-immigrazione:no, stavolta Michelle Obama entra a ganba tesa sull’operato del successore del marito, Donald Trump, per questioni di… alimentazione.

Pranzi a scuola, duello a distanza tra Trump e Michelle Obama

Così, forse sbottando anche per qualche “pregresso”. Magari in nome di un integralismo alimentare che gli americani – affllitti da tempo dal problema dell’obesità di massa – dovrebbero osservare con più scrupolo. Forse in nome di una certa sponta commerciale data a determinati generi alimentari istituzionalizzati come antiodoto al cibo spazzatura, fatto sta che in una presa di posizione pubblica, pur senza citare direttamente il presidente degli Stati Uniti, l’ex first lady ha criticato le nuove regole nutrizionali per i pranzi a scuola, regole che allentano i requisiti finora in vigore e che avevano l’obiettivo di combattere l’obesità infantile, battaglia portata avanti in prima persona da Michelle negli otto anni di mandato del marito. «Perché non volete che i nostri bambini abbiano cibo sano a scuola? – ha chiesto la moglie di Barack Obama durante il summit annuale a Washington della Partnership for a healthier America – Cosa c’è di sbagliato? E perché questo è un tema di parte?… «Mamme, pensateci – ha continuato la signora Obama, con a fianco sul palco l’ex chef della casa Bianca, Sam Kass, che nei giorni scorsi ha accompagnato a Milano il marito –. Non mi importa lo stato in cui vivete, basta con l’equazione, vi piaccio, non vi piaccio, ma pensate perché a qualcuno sta bene che i vostri figli mangino schifezze. “Tenete le famiglie ignoranti. Non avete bisogno di sapere quello che c’è nel cibo”, questo è quello che sto sentendo», ha accusato fuori di metafora l’ex inquilina della Casa Bianca.

Il cibo suggerito da Michelle? Rimaneva nei piatti e finiva in pattumiera

Archiviato lo sfogo e il j’accuse di Michelle Obama, quello che resta sul tavolo della dissertazione cultural-gastronomica è tanto cibo nel piatto. Già, perché al di là delle meritorie intenzioni della ex first lady, un ceck sulle mense scolastiche d’oltreoceano ha potuto verificare che nel piano varato dalla Casa Bianca nell’era Obama, comparivano sicuramente più frutta e verdura, erano aumentati i generi alimentari ricchi di farine integrali, riducendo al contempo grassi e sale,peccato però che tanto emtale rigore alimentare non piaceva né a piccoli né a adolescenti che, per tutta risposta, lasciavano nei piatti il cibo che, a quel punto, finiva nella spazzatura in grande quantità, finendo poo per ricorrere, data la fame, a quei snack e merendine finite all’indice. Un controsenso e un danno – alla salute e alla cultura anti-spreco –contro cui l’amministrazione Trump ha provato a porre rimedio. Per questo, come ribadito nei giorni scorsi dal segretario all’Agricoltura Sonny Perdue, le scuole che ricevono i sovvenzionamenti per le mense non saranno più obbligati ad obbedire ai diktat su farine integrali, sodio e latte: con gran sollievo degli istituti scolastici stessi che da tempo ormai indirizzavano a chi di dovere numerose lamentale e segnalazioni legate al fatto di non riuscire a rispettare, per una serie di motivi, i precetti gastronimici imposti da Washington. «È arrivato il momento di rendere i pasti scolastici di nuovo ottimi (Make school meals great again) – rilanciato evocando il famoso slogan utilizzato dal presidente in campagna elettorale (il celebre Make America great again)», sottolineando la necessità di dare voce e risposte alle richieste delle scuole e un secco no al digiuno e allo spreco.

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