Renzi blinda Boschi: «Pressioni per Banca Etruria? È il segreto di Pulcinella»

13 Mag 2017 12:06 - di Valerio Falerni

U come umiltà («che serve sempre»), umanità («sono tornato ai rapporti disinteressati») e, infine, come umore («ho ricominciato a sorridere liberato dal carico di responsabilità»). Più che a un’intervista, quella di Matteo Renzi al direttore del Foglio Claudio Cerasa somiglia a una confessione. La triplice “U”, assicura l’ex-premier, è la «lezione» che ha dovuto apprendere una volta uscito da Palazzo Chigi dopo la bruciante sconfitta patita al referendum del 4 dicembre scorso. Ma è solo apparenza. Renzi è arso da ansia di rivincita. Ne ha di macigni nelle scarpe e non vede l’ora di toglierseli.

Intervista di Renzi al Foglio

A partire da Banca Etruria, il tallone d’Achille del suo governo lasciato in eredità a Gentiloni con la nomina di Maria Elena Boschi a sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Della Boschi e di sue indebite pressioni sull’ad di Unicredit Federico Ghizzoni affinché salvasse l’istituto di credito, di cui il padre era vicepresidente, ha scritto l’ex-direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli nel suo ultimo libro, Poteri forti (o quasi). Mezzo Pd ne è rimasto tramortito, ma Renzi ha impartito l’ordine di contrattaccare. E lui lo fa per primo: «De Bortoli – dice al Foglio – ha fatto il direttore dei principali quotidiani italiani per quasi vent’anni e ora spiega che i poteri forti in Italia risiedono a Laterina (il paese toscano dove vive la Boschi, ndr)? Chi ci crede è bravo». Nessuna pressione indebita, quindi, anche perché, spiega Renzi, «che Unicredit studiasse il dossier Etruria è il segreto di Pulcinella. Praticamente lo hanno visto tutte le banche d’Italia e nessuno ha fatto niente». Ma le banche suscitano in Renzi altri “cattivi pensieri”, non tanto su De Bortoli quanto sui vecchi compagni di strada, D’Alema in testa, usciti dal Pd. Se infatti la scissione Renzi la liquida in poche battute («Una ferita emotiva senza danni elettorale»), sulle perdite bancarie «del periodo 2011-2016» dice di non «vedere l’ora» che inizia a lavorare la commissione d’inchiesta appositamente istituita. Chiaro il riferimento al Monte Paschi di Siena e all’ingerenza per decenni esercitata su quella banca dal Pci-Pds-Ds-Pd. «Se vogliamo parlare delle banche, parliamone. Ma sul serio», ha avvertito l’ex-premier.

«Il listone del centrodestra regala tre punti al Pd»

Che ha toccato anche temi politici, a cominciare dalla telenovela della legge elettorale: «C’è chi sogna il Cespugliellum», dice riferendosi al presidente della commissione Affari costituzionale, Mazziotti, favorevole ad eliminare sbarramenti e vincolo delle firme per presentarsi alle elezioni». Infine, un implicito invito a Berlusconi per un Nazareno bis: «Io da italiano, da elettore e cittadino, mi auguro che Berlusconi scelga la strada della Cdu. Ma più cinicamente da leader politico spero che faccia il listone. I sondaggi ci dicono che con una lista unica i partiti di centrodestra perdono circa il tre per cento rispetto a quello che potrebbero raccogliere andando da soli. E una buona parte di quel tre per cento, dicono sempre i sondaggi, è destinato a finire al Pd».

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