Omicidio Fragalà: arrestato si pente, si autoaccusa e scagiona 3 complici

4 Mag 2017 19:53 - di Paolo Lami

Crolla e decide di collaborare con la magistratura autoaccusandosi uno degli assassini di Enzo Fragalà, il parlamentare di Alleanza Nazionale assassinato, a colpi di bastone, sotto il suo studio di penalista in via Nicolò Turrisi, a Palermo, la sera del 23 febbraio del 2010 da un gruppo di mafiosi.
Antonino Siragusa di 47 anni, ritenuto dai pm uno degli esecutori dell’assassinio, da due giorni, dal 2 maggio, ha iniziato a parlare con i pm dopo aver detto di voler raccontare come sono andati i fatti.
Siragusa, che è stato subito trasferito in una località protetta ed ha cambiato avvocato – segno più evidente del pentimento – racconta in maniera diversa dall’altro pentito, Francesco Chiarello, come avvenne l’aggressione. Ai magistrati che lo ascoltano dopo che lui li ha fatti chiamare mette sul tavolo uno schizzo per illustrare come avvenne l’agguato. E dove si trovavano, in quel momento, lui e i suoi complici. E racconta anche come era vestito quella sera.

«Posso dire che siamo stati io, Ingrassia e Abbate. E Abbate era quello che ha materialmente colpito l’avvocato. Io ho commesso un unico fatto violento, l’aggressione dell’avvocato Fragalà». Siragusa scagiona, così, gli altri tre arrestati per l’omicidio, Francesco Arcuri, Paolo Cocco e Francesco Castronovo. Per il pentito Francesco Chiarello fu, invece, proprio Castronovo a bastonare a morto Enzo Fragalà.

Poi il neopentito scende nei dettagli. Racconta, con dovizia di particolari, la preparazione dell’aggressione, gli aspetti logistici, la circospezione con la quale si mossero per portare a termine l’omicidio: «Quel giorno, nel tardo pomeriggio, il 23 febbraio, io mi trovavo presso l’agenzia di scommesse di piazza Sturzo e Abbate disse a me e Ingrassia che dovevamo dare quattro colpi di legno a uno. Abbate ha detto che dovevamo andare con lo Scarabeo e l’Sh. Tonino disse che ci voleva una mazza ma disse di non farsela dare da nessuno per non destare chiacchiere».

Fu lui stesso, secondo Siragusa, ad occuparsi di trovare il bastone per aggredire Fragalà: «Io ho trovato il bastone di un piccone, lungo oltre un metro, in un magazzino in uso a tale Martino, vicino dove abita Castronovo, un magazzino che non è custodito. Mi sono recato presso il magazzino con lo scarabeo Blu di Ingrassia e ho portato il bastone in agenzia. Abbate mi disse che si sarebbe recato presso lo studio con Salvo Ingrassia con il motore Sh. Io dovevo lasciare mia moglie al lavoro e dovevo portare la mazza con la macchina Smart. Io avevo la Smart bianca di mia moglie e durante l’azione ero parcheggiato in via Turrisi accanto al luogo dell’aggressione».

Rivela durante la sua confessione Siragusa: «Tonino mi ha dato un numero di telefono dello studio Fragalà per chiedere quando Fragalà sarebbe sceso dallo studio. Ho telefonato da una cabina in piazza Sturzo e sono tornato all’agenzia comunicando l’orario in cui andava via l’avvocato dallo studio».

Poi il momento dell’aggressione violenta e terribile: «Tonino Abbate era fermo sotto un albero assieme a Ingrassia e quando mi ha visto mi ha raggiunto ed è entrato nella vettura. Ingrassia era fermo con il motore. Abbate si è messo il casco dentro la macchina, era un casco nero semi integrale che aveva dei fiori come dicono i testimoni. Aveva la mazza in mano e si è avvicinato all’avvocato e prima gli ha dato un colpo nelle gambe e poi altri colpi. L’aggressione è durata diversi minuti fino a che qualcuno ha gridato e Abbate è scappato. Io mi sono allontanato lungo via Sammartino. Ho visto Abbate allontanarsi con la mazza in mano e poi con Ingrassia con il motore Sh».

Dopo la fuga si ritrovarono al Borgo Vecchio dove il loro clan comandava: «Ho parcheggiato la macchina alla piazza del Borgo. Siamo saliti tutti e tre nella macchina di Tonino (Abbate, ndr, una Qashqai grigia. Abbiamo comprato la benzina e abbiamo buttato il legno in un contenitore in una traversa di via La Farina e gli abbiamo dato fuoco». Due donne, due testimoni ricordano bene che, quella sera, sentirono un rumore di legno mentre a piedi inseguivano il killer che saliva sull’Sh guidato da un complice per fuggire. Cercarono il bastone con cui era stata compiuta l’aggressione ma non lo trovarono.

Quanto al movente dell’omicidio di Enzo Fragalà, Siragusa dice di non conoscerlo: «Nulla so del motivo per cui è stato aggredito Solo una volta ho commentato con Abbate prima del mio arresto. Dopo il mio arresto io ero abbastanza tranquillo perché le persone ritratte (dalle telecamere della zona, ndr) che camminavano non siamo io e Ingrassia, e poi si parlava di Arcuri che non c’era». Quanto a Cocco e Castronovo «non hanno partecipato all’azione né hanno fatto altri reati con me».
Appena due settimane fa il gip aveva accolto la richiesta della Procura di Palermo di processare tutti i sei imputati col rito immediato.

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