L’Isis in rotta da Mosul dà fuoco agli archivi per coprire i suoi crimini
L’organizzazione dello Stato islamico (Isis) a Mosul “ha dato fuoco ai suoi archivi” nella città irachena, dove i jihadisti avevano stabilito nel 2014 il loro califfato e che è attualmente in fase di liberazione da parte delle forze irachene appoggiate dalla Coalizione internazionale a guida Usa. Come ha riferito una fonte della sicurezza irachena alla tv araba Al Arabiya, “da stamattina l’Isis sta dando fuoco a grandi quantità di documenti nei suoi uffici principali, tra cui quello della hisbah (la polizia religiosa, ndr), della sicurezza, del reclutamento, del tesoro” e altri”. Secondo la fonte, “il rogo degli archivi mira a impedire che siano svelati i gravi crimini che l’Isis ha commesso contro i civili”, oltre a essere “un tentativo di cancellare l’identità dei suoi sostenitori in questi crimini. Il rogo degli archivi – ha aggiunto la fonte – è un chiaro indizio che vi è una forte disgregazione tra le file dell’Isis”. “La battaglia di liberazione della città vecchia di Mosul finirà molto presto, soprattutto alla luce delle sconfitte che l’Is subisce ogni giorno e le ondate di fuga dei suoi principali leader dall’Iraq verso la Siria e altrove prima che fosse lanciata la battaglia per la liberazione di Mosul ovest”, ha sottolineato la fonte. Al Arabiya spiega che al momento attuale l’Isis “soffre della mancanza di leader di spicco poché uccisi in battaglia o fuggiti”, fatto questo che ha creato “uno stato di confusione e mancanza di controllo sui miliziani”, che hanno abbandonato diverse aree della città “per fuggire verso la città vecchia”.