Killer di Budrio, i figli della guardia uccisa: quell’omicidio si poteva evitare
Identikit, testimonianze, successione degli eventi: tutto concorre – a detta dei fligli di una delle vittime del killer di Budrio, a ipotizzare che l’omicidio di Valerio Verri, se letti e interfacciati i dati in possesso degli inquirenti avrebbero potuto evitare la morte della guardia ecologica: il suo sacrificio, sostengono oggi presentando un eposto i figli dell’uomo, poteva essere risparmiato.
L’esposto dei figli della guardia ecologica uccisa dal killer di Budrio
Con la denuncia esposto – si spiega nel documento – si vogliono sottoporre all’attenzione dell’autorità inquirente determinati fatti, affinché la stessa li valutati ed accerti se siano individuabili, oltre all’omicida, ulteriori responsabili per il decesso di Valerio Verri. Circostanze che se verificate avrebbero potuto impedire il verificarsi dell’infausto evento». L’ esposto depositato in Procura a Ferrara dall’avvocato Fabio Anselmo, ricostruisce cronologicamente gli eventi.
- Tutto parte dall’aggressione subita da una guardia giurata a Consandolo la notte tra il 29 e il 30 marzo. Alle 2 e 30 circa, un uomo armato di fucile aggredisce e disarma un dipendente della Securpol accorso per un allarme scattato in una piadineria. L’arma sottratta è una Smith&Wesson argentata calibro 9×21, la stessa pistola che il giorno dopo ucciderà Davide Fabbri a Budrio. Già il giorno dopo la stampa riferisce di sospetti fondati sulla possibile identità dell’aggressore della guardia giurata. La descrizione fatta dalla vittima fa pensare a quell’Igor Vaclavic già arrestato in due occasioni per furti e rapine nel Polesine e nell’Argentano, rispettivamente nel 2007 e nel 2010.
- Lo stesso giorno avviene l’omicidio di Fabbri, il barista di Riccardina di Budrio. La descrizione della moglie della vittima riconduce all’identikit del killer che allora si credeva di origini russe ma che invece è stato purato poi essere il serbo Norbert Feher. Intanto gli inquirenti sono sulle tracce dell’ex militare, già ricercato per tre rapine compiute nel 2015. Il killer viene descritto sulla stampa come un profondo conoscitore delle zone del Mezzano, dove trovava rifugio da più di dieci anni. La stessa zona che una settimana dopo verrà identificata come “zona rossa” nell’ambito delle ricerche del latitante serbo. Era prevedibile, dunque, secondo quanto si legge nell’esposto, che il killer si nascondesse ancora in quei luoghi dopo l’assassinio di Fabbri. E c’è un fatto fondamentale di cui si dà conto nell’esposto.
- La mattina del 4 aprile Marco Ravaglia, l’agente della polizia provinciale rimasto gravemente ferito nell’agguato di Trava di Portomaggiore insieme a Verri, aveva inviato un messaggio su un gruppo whatsapp della polizia provinciale di Ferrara con la fotografia del ricercato, seguita dall’avviso del comandante del Corpo, Claudio Castagnoli: «Se lo si vede chiamare i carabinieri e stare lontano». Ma giorni dopo, l’8 aprile, la pattuglia con Ravaglia e Verri viene mandata in servizio anti-bracconaggio proprio in quei luoghi, il loro ordine di servizio non viene sospeso e quando incroceranno Igor sarà troppo tardi. Anche in quel caso a sparare sarà la pistola rubata a Consandolo.
Interrogativi inquietanti girati alla Procura con l’esposto
I pattugliamenti delle Guardie Ecologiche Volontarie nella zona rossa verranno sospesi solo il giorno successivo. Perchè – si chiedono i figli di Verri e affidano il loro interrogativo all’esposto –, dopo la rapina di Consandolo non sono stati intensificati i controlli per individuarne l’autore e il giorno successivo i carabinieri di Portomaggiore, competenti territorialmente per lo svolgimento delle indagini, vennero impiegati invece in un’ operazione antidroga? Ma soprattutto perché – chiedono ancora attraverso l’esposto – non è stato dato subito l’allarme utile a impedire i pattugliamenti di guardie volontarie non addestrate né armate nella zona rossa per garantirne l’incolumità? Interrogativi rimasti al momento insoluti a cui spetterà alla Procura garantire delle risposte. Convincenti.