Intercettazioni, la rivincita di Nunzia De Girolamo: «Renzi, ricordati il 2014…»
«Ma Matteo Renzi è la stessa persona che quando io fui registrata non dalla magistratura, ma da un personaggio squallido in casa mia, ebbe a stigmatizzare il mio stile?». A chiederlo è stata Nunzia De Girolamo che, pur dicendosi dispiaciuta «per quanto egli sta passando», ora che le intercettazioni sbattute sui giornali sono quelle del segretario Pd, ha deciso di togliersi un vecchio sassolino dalla scarpa.
La registrazione rubata a De Girolamo
«Posso solo dirgli che la sua sofferenza non è nulla rispetto a quella di chi come me, e posso dirlo a voce alta, è stata violata nella sua abitazione, nei suoi affetti, nella sua dignità di donna, madre, moglie, sorella, figlia», ha proseguito la deputata di Forza Italia, nel corso della trasmissione Agorà, su Rai 3. All’inizio del 2014 sui giornali finì la registrazione di una conversazione che De Girolamo aveva avuto, un paio di anni prima, con alcuni funzionari della sanità campana. La riunione si svolse in casa dei suoi genitori a Benevento: l’allora deputata aveva dato alla luce la figlia da poco più di un mese. Quell’incontro fu registrato di nascosto da uno dei partecipanti e quando fu divulgato provocò una vera e propria gogna mediatica contro De Girolamo. Intervenne anche Renzi, biasimando – appunto – lo stile dell’allora ministro dell’Agricoltura del governo Letta. De Girolamo, infine, si dimise dal ministero. «Non posso restare in un governo che non ha difeso la mia onorabilità», spiegò allora.
«Renzi si faccia un esame di coscienza»
«Renzi si faccia un bell’esame di coscienza e ripensi attentamente a quanto lui e il suo partito affermarono in quei giorni, quando fui sottoposta a un massacro politico e mediatico senza precedenti, senza essere indagata, e nonostante ciò mi dimisi per salvare cose sicuramente più importanti del mio ministero: la dignità e le persone più care», ha sottolineato De Girolamo, ricordando il garantismo di Forza Italia e sottolineando il diritto di Matteo Renzi alla riservatezza, ma ricordando che «io, e voglio ribadirlo, non fui intercettata dalla magistratura».